Il presidente dell'Anaci (associazione amministratori di condominio): «In molti condomini preferiscono non pulire le facciate: un muro imbiancato è troppo invitante per i vandali».

Innanzitutto un problema di definizione: qualcuno li chiama «writers», dall'altra parte si limitano a parlare di «imbrattatori» o «vandali», visto che la lingua inglese tende a nobilitare e rendere affascinanti anche i concetti più negativi. «Sono ragazzi che hanno voglia di comunicare qualcosa. Ma sbagliano metodo e il risultato è che danneggiano e sporcano le cose altrui», dice suor Assunta, superiora delle Suore della Carità. Sui muri di via Macomer, dove l'Ordine ha la sua sede e manda avanti una scuola media (la “Sacro Cuore”), l'intonaco giallino si intravede sotto un intreccio di disegni e scritte. «Abbiamo ridipinto la facciata tante volte. Ora non lo facciamo più anche perché servono soldi e non ne abbiamo molti. Prese di mira? No, non credo lo facciano perché siamo suore. È il muro verniciato di fresco che attira. L'ultimo episodio risale a qualche settimana fa: qualcuno ha scritto nell'ingresso diverse parolacce e per fortuna un nostro alunno si è offerto per cancellare tutto».

Negli ultimi tempi le pareti esterne del complesso religioso sono diventate una gigantesca lavagna dove vengono tracciate dediche amorose e scrabocchi, e all'occorrenza diventa terreno per scontri politici tra militanti di destra e di sinistra. Che giocano a storpiare gli slogan della parte avversaria: la scritta «Sergio Ramelli ucciso dalla barbarie comunista», si è trasformata in «Sergio Ramelli ucciso dalla forfora». Ancora: «Paolo Di Nella vive e lotta con noi» è diventato «Paolo Nutella vive e lotta nelle merendine». Tutto su un muro privato, che ha l'unica colpa di essere in una via trafficata - via Macomer collega San Benedetto e Villanova a Castello - ma praticamente deserta di notte.

LA MAPPA In realtà gli spray risparmiano poche strade di Cagliari. «I quartieri del centro sono quelli più battuti dai writers», osserva Danilo Mirarco, amministratore di una settantina di condomini e presidente provinciale dell'Anaci (associazione nazionale amministratori di condominio), che aggiunge: «Molti abitanti ormai fanno finta di non vederli, cercano in tutti i modi di non ripulire le facciate. E non hanno tutti i torti perché un muro appena dipinto è una tela bianca. Troppo invitante».

I QUARTIERI Nella Marina, vico Collegio era coperto dai murales degli Sconvolts sino a un anno fa. Poi dopo che il gruppo di tifosi è stato allontanato dalla sede storica, i muri sono stati ridipinti. Ed è iniziato un piccolo braccio di ferro: ogni notte compariva una nuova scritta, che poi veniva cancellata dopo poche ore. Ma nel mirino non c'è solo il centro storico: «In un condominio di via Nastro Azzurro , è capitato che la parete ridipinta di fresco venisse imbrattata dopo appena una decina di giorni», dice Mirarco. Una storia simile viene raccontata anche dalle parti di viale Diaz : «Avevamo appena ristrutturato un palazzo in via Campidano . Il giorno dopo i muri erano già stati pasticciati», ricorda Marinella Sitzia, amministratrice del condominio. Ma il vandalismo non ha confini. Le bombolette colpiscono anche a Pirri: «In via dei Grilli », continua Sitzia, «avevamo appena imbiancato la facciata. Ha resistito pochissimo, purtroppo». La strada dei writers però è senz'altro via San Saturnino , a Villanova, che corre esattamente sotto il Terrapieno. È nascosta quanto basta per essere un campo d'allenamento per graffitari: nel primo tratto, tra Largo Marghinotti e vico San Giovanni non si è salvato neanche un centimetro quadrato.

GLI OSTACOLI Una volta imbrattate le pareti rimangono sporche per anni. Perché ripulirle costa - da due a sei mila euro per un palazzo medio - e non sempre è facile mettere d'accordo tutti i condomini: «Quando si programmano questi interventi», aggiunge Mirarco, «difficilmente c'è armonia tra i componenti dell'assemblea. Diciamo che non c'è molto entusiasmo, perché le persone sono costrette a spendere soldi, non pochi, per eliminare un danno fatto da terzi. Un conto è quotarsi per rivestire, tanto per fare un esempio, le scale di marmo. Un conto è pagare per qualcosa che hanno fatto gli altri. Non si è molto invogliati a spendere».

MICHELE RUFFI
© Riproduzione riservata