Una delle conversazioni intercettate a Sassari era chiarissima: «Ci vogliono due canne e un saldatore. Le cartucce si trovano. Poi le molotov, non ci vuole niente a farle. Basta documentarsi». E gli investigatori della Digos (insieme ai Carabinieri del Ros) hanno ascoltato delle persone parlare anche di attentati a strutture e basi della Nato, insieme a deliranti proclami sulla inesistenza della Shoah.

Nel 2021 le parole registrate in Sardegna e nel Lazio fanno partire una indagine che ora è approdata davanti al Tribunale di Sassari. Si parla di una cellula sarda di un gruppo neonazista che, secondo i pm Gianni Caria e Beatrice Giovannetti, avrebbe operato anche a livello internazionale per sconfiggere “la minaccia giudea” e pubblicando “liste di cognomi ebraici”.

Gli indagati sono undici: tra loro un sassarese e un tempiese. 

I dettagli nell’articolo di Andrea Busia su L’Unione Sarda in edicola e sull’app

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