Un cavo tranciato da riparare: importa ed esporta dati. E uno da piazzare, lungo 480 chilometri, che collegherà la Sardegna alla Sicilia: è il Thyrrhenian Link, il guinzaglio energetico di Terna. Sono i motivi dell’imponente e non ordinario traffico di navi registrato negli ultimi giorni nel Golfo di Cagliari. Scafi arrivati fino a sotto costa, che hanno attirato l’attenzione di molti perché era chiaro che non trasportassero merci, passeggeri o idrocarburi. Tutte navi che stavano scandagliando il fondale, e lo faranno a lungo. Una per intervenire su un danno, l’ennesimo, al Janna Link 2, uno dei collegamenti sottomarini dai quali passa la fibra ottica che porta la rete internet nelle case di tutti i sardi. Le altre, una in particolare, a studiare caratteristiche geomorfologiche del terreno sottomarino: analisi necessarie per posare sul fondo del Tirreno il tubo dell’energia tra Termini Imerese e Terra Mala (e da lì fino a Selargius) del valore complessivo di 3,7 miliardi di investimento, che “favorirà i flussi di energie rinnovabili”: c’è da portare nella Penisola l’energia prodotta dall’invasione eolica (e non solo) in Sardegna. La ricostruzione di cause, movimenti e loro estensione è affidata alle ordinanze della Guardia costiera e ai riscontri degli uffici regionali.

L’incidente

Ieri sera è riapprodata al porto di Catania, da cui era partita, la nave posacavi Antonio Meucci. Il suo intervento nel Golfo era protetto da un provvedimento della Capitaneria emesso il 28 dicembre che imponeva a tutte le imbarcazioni di passaggio una distanza minima dalla zona nella quale avrebbe operato per conto della società Elettra Slc: si tratta di un ampio specchio di mare al largo della Sella del Diavolo. Motivo: “Lavori di riparazione del cavo sottomarino Janna Link 2”. È una infrastruttura cruciale per la connessione internet della Sardegna, che collega Cagliari a Mazara del Vallo in Sicilia, gestita dal consorzio Janna Scarl della quale fa parte anche la Regione: da quella, e da un'altra che approda a Olbia, dipende la stabilità dei collegamenti della rete online. Ognuna contiene numerose coppie di cavi, se si rompe una c'è l'altra. Ma un incidente multiplo potrebbe isolare le connessioni sarde. «Ci hanno informati, il cavo è stato danneggiato ed è stato necessario un intervento urgente di riparazione», fanno sapere dalla direzione generale dell'assessorato agli Affari generali, al quale fanno capo anche l'innovazione e la sicurezza tecnologica. Chi e come abbia tranciato un tubo a decine di metri di profondità non si sa. Questa volta come le tante altre del passato: di incidenti simili se ne contano quasi due decine dal 2005. Ogni riparazione può arrivare a costare oltre 150mila euro ma nessuno, finora, è stato inchiodato alle sue responsabilità. I principali sospettati sono i pescherecci, non necessariamente sardi, che sradicano il cavo e vanno via. Ma, almeno sull'ultimo incidente non ci sono certezze.

Le perlustrazioni 

Era ancora in vista dalla riva, ieri nel tardo pomeriggio, la Artabro, nave battente bandiera spagnola. La sua sagoma per tutta la settimana è rimasta a incombere davanti a Cala Regina. Le sue operazioni sono state regolamentate dalla Capitaneria di Porto di Trapani, che con ordinanza ha creato una fascia di protezione di un quarto di miglio nautico intorno alla sua zona di intervento: tra il primo novembre 2023 e il 30 aprile 2024 è autorizzata a condurre «indagini geomorfologiche offshore di carattere geofisico e geotecnico nell’ambito del progetto “Thyrrhenian link West” per la realizzazione di un collegamento Hdvc tra la Sicilia e la Sardegna, per conto di Terna Rete Italia» lungo un corridoio marittimo che va da Termini Imerese al litorale di Quartu. Per le stesse ragioni è stata emessa un'ordinanza per le navi Ievoli Cobalt, Ng Worker e Relume. Tutte impegnate a scandagliare il fondo del mare della Sardegna, dove intanto cresce il fronte dell'opposizione al Thyrrhenian link.

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