Gli studenti universitari francesi pagano un terzo di quelli italiani e il trend è in calo. In Germania gli atenei sono gratuiti, con qualche eccezione. Anche nel Nord Europa per conquistare una laurea non si paga quasi nulla. In Italia, invece, negli ultimi dieci anni le tasse universitarie sono aumentate costantemente. Meno al Nord (+43%) e al Centro (+56%), più al Sud dove rispetto al 2005 la crescita è stata del 90%, 964 euro in termini assoluti.

Ben oltre l'inflazione, cresciuta dell'11,5% nello stesso periodo. Siamo il Paese con la terza tassazione studentesca più alta d'Europa.

È quanto emerge da "Dieci anni sulle nostre spalle", il dossier che l'Udu, Unione degli universitari, ha presentato ieri e che costituisce la piattaforma alla base della protesta che il prossimo 17 novembre porterà gli universitari in piazza.

AUMENTI RECORD - Secondo il report, i due atenei sardi sono tra quelli dove la tassazione è cresciuta di più: a Cagliari l'incremento è stato del 163,58% dal 2005 al 2016, a Sassari del 109,49%. In termini numerici, se nell'anno accademico la tassa media pagata dagli studenti cagliaritani era di 391,25 euro oggi è di 1031,23 mentre i colleghi sassaresi pagavano 470,71 euro e oggi ne versano 986,09. Un calcolo effettuato facendo la media aritmetica tra la somma delle tasse e il numero di paganti. Esclusi, quindi, gli studenti esonerati.

"COLPA DEI GOVERNI" - La responsabilità degli aumenti, spiegano all'Udu, non è degli Atenei ma dei governi che si sono succeduti dal 2008: i tagli lineari di Tremonti provocarono un primo aumento dell'8,5%, con la Gelmini sono stati inferiori ma costanti. Come con Monti. Ma l' annus horribilis è stato il 2015-2016 con un aumento medio nazionale di 87 euro.

"Dal 2008 il sistema universitario è stato vittima di un taglio finanziario di oltre un miliardo di euro", spiegano all'Unione degli Universitari. "Le conseguenze le hanno pagate i bilanci degli atenei, soprattutto quelli periferici come quelli sardi, ma anche gli studenti. E non è un caso che in otto anni, dal 2008 al 2016, ci siano stati 241mila iscritti in meno, siano stati chiusi corsi di studio e di dottorato, espulsi ricercatori precari, si sia assistito al dilagare dei corsi a numero chiuso".

Tutto ciò mentre in Germania l'università è diventata gratuita (a parte un lander dove si pagano solo le tasse amministrative) e in Francia si spendono mediamente 184 euro per una triennale e 256 per una magistrale.

"SOLO MANOVRE-SPOT" - "Lo studio vuole dimostrare che la politica da questo punto di vista non sta andando verso un'università aperta che dia a tutti la possibilità di studiare a prescindere dalle condizioni socio economiche", spiega Antonio Pala, coordinatore dell'Udu di Sassari.

"Dimostriamo che da parte delle forze politiche non c'è la volontà di garantire il diritto allo studio universitario. Si continua a proporre manovre spot che fanno scalpore, nulla di strutturale".

LE SCELTE DI CAGLIARI - L'Università di Cagliari contesta i dati dell'Udu.

"Non siamo in grado di spiegare il dato attribuito all'Ateneo cagliaritano dall'indagine perché non conosciamo la metodologia utilizzata", premette il rettore Maria Del Zompo.

"Possiamo però affermare che in base al numero degli studenti effettivamente iscritti nel nostro Ateneo il valore della contribuzione media dell'anno accademico si attesta intorno agli 860 euro".

"DA NOI UN CALO" - Secondo Del Zompo "le politiche messe in atto negli ultimi anni dall'Ateneo cagliaritano - come, ad esempio, la riduzione delle tasse per gli iscritti componenti di uno stesso nucleo familiare, l'eliminazione di molte sovrattasse, le borse di merito - vanno nella direzione di non far pesare sugli studenti gli effetti dei provvedimenti negativi adottati a partire dalla Legge 133 del 2008 sul sistema universitario italiano", spiega il rettore.

"Dal 2015 a oggi le tasse certamente non solo non sono state aumentate, ma sono diminuite. Nell'anno 2016/17, inoltre, abbiamo neutralizzato l'effetto negativo per gli studenti del maggiore valore dell'Isee dovuto alla nuova modalità di calcolo stabilita dal Governo", aggiunge.

"La recente introduzione da parte del Governo nazionale della 'no tax area' ha introdotto ulteriori nuovi elementi: si tratta di una misura che ci vede favorevoli", prosegue Del Zompo, "perché estende il diritto allo studio a fasce di studenti che ne erano esclusi, ma il gran numero di studenti che - giustamente - non pagano le tasse fa salire la media teorica dell'importo medio teorico rispetto a quello reale".

Fabio Manca

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