Un soffio può salvare la vita. Nasce e viene portato avanti in Sardegna progetto di ricerca di base che potrebbe rivelarsi rivoluzionario nella lotta al tumore al polmone. Perché se la tesi di partenza dovesse essere confermata dai risultati della sperimentazione, l’eventuale esistenza della patologia potrebbe essere rilevata precocemente attraverso l’analisi della presenza di precisi marcatori nell’esalato del respiro. Scoprire il cancro per tempo può essere la salvezza: l’80 per cento delle diagnosi arriva quando la neoplasia è in stato avanzato, quindi inoperabile. E la morte, spesso nel breve periodo, una conseguenza quasi inevitabile.

Finanziato dalla Regione, il progetto si chiama Arrdia ed è nato dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Toracica dell’ospedale Oncologico di Cagliari, diretto dal primario Roberto Cherchi, che è anche il responsabile scientifico dell’iniziativa.

Il contesto di partenza era quello degli esposti (o ex) all’amianto: le sue fibre, depositandosi nei polmoni, possono iniziare un micidiale lavoro che sortisce i suoi effetti letali anche dopo decenni. I lavoratori che hanno avuto a che fare con l’eternit già partecipano alla sperimentazione. Ci sono anche soggetti oncologici.

Per portare avanti la ricerca il progetto ha bisogno di volontari “sani”: ne servono 200 da tutti i territori della Sardegna. «Garantiamo il massimo della privacy, attraverso un sistema di comunicazione anonimo», assicura Cherchi, che si rivolge a over 50, che non hanno mai fumato o hanno smesso da oltre un anno. A chi aderisce viene chiesto di compilare un questionario, necessario per stabilire le loro condizioni di salute e studiare il contesto di partenza per valutare eventuali esposizioni. Poi è previsto un prelievo di sangue «per l’esecuzione di esami che potrebbero consentire di rilevare alterazioni precoci del materiale genetico». E infine la parte cruciale: verrà chiesto di «respirare, collegati a una macchina (la TurboDeccs brevettata da Carlo Valesi) per circa 20 minuti».

L’analisi serve per «raccogliere vapore acqueo condensato e valutare se sono presenti gli stessi marcatori che si cercano anche nel siero». I volontari saranno seguiti per tre anni ed è garantito un monitoraggio delle loro condizioni di salute. Per le candidature basta andare sul sito del progetto Arrdia.

L’obiettivo finale è dimostrare che il cancro si può intercettare anche attraverso il fiato. Un’ipotesi «formulata in Sardegna, che potrebbe arrivare come prima nel mondo in questo campo, che ha suscitato interesse nella comunità scientifica internazionale», spiega Cherchi, «siamo già stati contattati dall’India e lì stanno partendo con le prime analisi». Ora stanno per essere pubblicati i risultati della prima fase di studio sarda. Se positivi, ci sarà una speranza in più contro il cancro ai polmoni. 

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