Ogni giorno la sua croce. In terra, in mare e adesso anche in Procura. I magistrati di Genova ora hanno deciso di accendere i riflettori e far luce sui collegamenti da e per l’Isola, a partire dalla sicurezza della navigazione. Con un monito rivolto al passato: la tragedia della Moby Prince. Il fascicolo, secondo fonti accreditate all’interno dei palazzi della giustizia ligure, sarebbe aperto con diverse ipotesi di reato ma, per il momento, verso ignoti. Le ragioni di questa clamorosa svolta giudiziaria non mancano.

Via Crucis in mare

Navi che non partono, traghetti con avarie e black out in mare aperto e persino tratte cancellate per sostituire altre imbarcazioni rimaste alla cima in altri porti. Tutto questo, sino a qualche settimana fa, non faceva quasi notizia, visto l’esiguo numero di passeggeri. Ora, però, in piena estate, con migliaia di passeggeri prenotati sui traghetti da e per la Sardegna, l’allerta sicurezza a bordo delle navi diventa molto di più di un caso.

Caterva di buchi

Non un allarme campato per aria, ma una caterva di incidenti, guasti e segnalazioni circostanziate di disagi e problemi legati proprio alla sicurezza della navigazione. Domenica scorsa i ciclisti del Giro di Sardegna si erano precipitati, subito dopo il traguardo, al molo di ponente nel Porto di Cagliari per imbarcarsi a bordo della Moby Dada, una delle carrette del mare in forza a Tirrenia, nonostante la livrea di casa Onorato. L’hanno vista salpare senza nemmeno rendersi conto che quella era la loro nave. Al momento dell’imbarco gli hanno detto che se volevano tentare di prendere quel traghetto avrebbero dovuto gettarsi a capofitto sulla 131 verso Olbia. Ovviamente senza alcuna garanzia di riuscire ad imbarcarsi su quella che doveva essere la loro nave, salvo che era stata dirottata nel primo pomeriggio verso Olbia per sostituire la Moby Tommy, sempre in forza al patron di Mascalzone latino, in preda all’ennesimo guasto ai motori.

Cagliari, si scende

I vertici della compagnia di navigazione avevano deciso che era meglio lasciare a terra i passeggeri di Cagliari, erano meno, piuttosto che far scoppiare il caos con qualche migliaia di passeggeri a Olbia. Da mesi sulle rotte sarde è un susseguirsi di situazioni analoghe, dai black out del Moby Corse (45 anni d’età) a quelli della stessa Moby Dada (classe 1981) per arrivare alle sedici ore di navigazione scandite ieri, a una media di 14 nodi, dalla Moby Zazà, altri 40 anni di navigazione alle spalle, per arrivare ieri mattina, con calma, da Civitavecchia a Cagliari.

L’epilogo della sicurezza

L’epilogo, però, si è consumato giovedì mattina a Genova. La nave è una delle navi “più moderne” della Tirrenia, appena 20 anni di mare, l’Athara. Da tempo la sua effige è Superman, spiaccicato senza pudore sulla fiancata d’attracco della nave in forze all’ex compagnia di Stato. A niente, però, sono serviti i super poteri dell’uomo mascherato dinanzi allo sbarco a bordo del traghetto di una ventina di uomini della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto di Genova. Gli agenti quando sono saliti a bordo dell’Athara non ci sono saliti per caso. Il mandato era preciso: setacciare d’improvviso un’imbarcazione che da tempo segnalava problemi, da incendi a bordo sino ad avarie al motore. Sarà il ritardo di qualche ora con il quale la nave si è presentata alla calata della Chiappella, sarà l’esigenza estiva di intensificare i controlli, fatto sta che il blitz, ufficialmente non coordinato, ma certamente contemporaneo, ha gettato nel panico i responsabili della compagnia.

Il blitz infinito

Quando gli uomini delle Fiamme gialle e quelli della Capitaneria salgono a bordo sono le 11 del mattino. Varcheranno il portellone d’uscita l’indomani mattina. Se è vero, come è vero, che solo alle 5 e mezza del mattino l’Athara ha lasciato gli ormeggi del porto ligure. Le fonti ufficiali della Capitaneria non smentiscono il blitz congiunto.

Battello d’emergenza

Parlano i vertici e raccontano: si è trattato di un controllo operativo sulla sicurezza della nave, verifiche intensificate visto il periodo, ma che, nel meticoloso esame degli apparati di navigazione, ha fatto emergere che il battello di emergenza, di cui la nave deve obbligatoriamente essere dotata, era fuori uso. Motore non funzionante, con il pezzo da sostituire. Un ricambio che doveva essere a bordo, ma che “non si trovava”. Sparito. Da lì, secondo le fonti ufficiali, si è dovuto attendere che quel ricambio arrivasse da un altro porto, pare Livorno. Solo quando l’alba si stava affacciando all’imbarco dei traghetti per la Sardegna la nave ha varcato l’uscita del porto di Genova. Arrivo a Porto Torres nel pomeriggio di ieri, con non meno di 7/8 ore di ritardo rispetto all’orario previsto.

Il risveglio

Quando il traghetto traguardava la Corsica verso il porto sardo, i dettagli del blitz congiunto si facevano più chiari. Il blocco della nave non era “solo” legato alla sicurezza, ma spaziava su una più articolata attività ispettiva e di acquisizione documentale per presunte “certificazioni facili”. L'inchiesta è nelle mani del Pubblico ministero della Procura di Genova Walter Cotugno. Tre le ipotesi di reato che sarebbero all’attenzione degli inquirenti: attentato alla sicurezza dei trasporti, violazione delle norme di sicurezza e falso ideologico. Sotto accusa non ci sarebbero solo i tanti guasti e incidenti, ma anche un complesso sistema di certificazioni navali non sempre trasparente.

Mauro Pili

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