Sono già sei le vittime della strada nell'Isola dall'inizio dell'anno. Una scia di sangue senza fine, con la tragedia di ieri notte a Cagliari che riporta inevitabilmente la mente allo scorso settembre con la morte di quattro giovani nello schianto di un'auto in viale Marconi.

Prima di Thomas Frau e Federico Cubeddu, i due 19enne morti ieri in via Vesalio, era toccato a un 59enne perdere la vita, venerdì scorso, sulla statale 197 a San Gavino. Il 13 gennaio la vittima della strada, alle porte di Carbonia, era stato un 38enne a bordo della sua moto finita contro un'auto. L'8 gennaio, alla ripresa della scuola dopo le vacanze per Natale e Capodanno, un 15enne era stato investito e ucciso da una vettura mentre attraversava sulle strisce pedonali, in via Peretti a Cagliari. E il 2024 si era aperto il 3 gennaio con l'incidente sulla strada statale 195: un 19enne di Quartucciu aveva perso la vita finendo con la sua auto in mare dopo uno scontro frontale.

Ieri, peraltro, la 35enne Daniela Allegretti è morta finendo fuori strada a Isili a bordo della sua auto, e le indagini dovranno appurare se si sia trattato di malore o di un tragico incidente causato da un ostacolo improvviso, magari dal sole basso.

Nel frattempo a Quartu è grande dolore per l’addio agli ultimi due giovani morti troppo presto. E l’inchiesta, coordinata dal pm Giangiacomo Pilia, dovrà ora chiarire cosa sia successo e perché l'auto guidata dai giovani abbia imboccato via Vesalio contromano. Mentre il terzo ragazzo a bordo della Peugeot, dal letto del Policlinico di Monserrato dove è finito a causa delle ferite riportate nello schianto, spiega di non ricordare «nulla, nemmeno se ci sia stato un incidente», le auto sono state poste sotto sequestro e il conducente del suv contro cui la Peugeot è andata a sbattere, il 44enne Alessandro Manunza, potrebbe essere iscritto d'ufficio sul registro degli indagati per omicidio stradale. Manunza ha ricordato di aver visto l’auto piombare su di lui all’ultimo momento, e di non aver potuto fare nulla per evitarla. «Sono vivo grazie alla mia Maserati», il commento ancora sotto choc, conscio del fatto che se non fosse stato alla guida di un'auto così resistente sarebbe potuto morire.

Ulteriori dettagli negli articoli di Matteo Vercelli e Giorgia Daga sul quotidiano in edicola e nell’edizione digitale

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