Nour ha trent'anni ed è già morta tre volte. L'ultima è stata una mattina nell'aeroporto di Cagliari mentre andava a passo svelto verso l'aereo che l'avrebbe portata a Londra da suo figlio di sei anni Baaj. Tre anni fa se l'è lasciato strappare dal petto per salvargli la vita: lo ha affidato alla zia che l'ha portato lontano dalle bombe che cadevano come pioggia sulla terra siriana. Nour Al Alwan è morta ogni volta che le è stato impedito di vedere il suo bambino. Dal 24 aprile del 2014 cerca solo di riabbracciarlo in una via crucis che l'ha portata a girare tutta l'Europa. A piedi, in gommone, su treni affollati trascinando con sé la figlia maggiore Mira, nove anni di boccoli castani e un sorriso che neppure la guerra è riuscito a cancellare.

Il 7 gennaio l'hanno bloccata nello scalo di Elmas perché in mano stringeva un passaporto falso. Le avevano detto che dalla Sardegna sarebbe stato più facile sfuggire ai controlli. La realtà dice che non è così: lei è stata denunciata e ora vive nel centro migranti all'ex motel Agip. Aspetta e ripensa a tutto quello che è stato.
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