Nonna Franca ha novant'anni, gli occhi arzilli e la mente che viaggia per i fatti suoi.

Si perde tra vecchie foto che la ritraggono raggiante, poi chiede di uscire e mostra le unghie smaltate. Un attimo dopo fissa il portaritratti accanto al divano. Un ricordo della gita a Parigi, di questo gennaio: l'ultimo regalo di Simone Brau, il nipote ventottenne, il solo familiare che le è rimasto dopo la morte dell'unico figlio.

"Non faccio nulla di eccezionale, le sto solo restituendo una piccola parte di tutto ciò che lei mi ha dato sino a quando è comparsa la malattia", dice con tono fermo. Ma qualcosa di eccezionale di sicuro c'è.

Nipote speciale

Ha usato tutti i suoi soldi per ristrutturare il piccolo appartamento al terzo piano di una palazzina in via Baronia a Cagliari: ex casa sociale - in affitto - che ha adattato alle esigenze della nonna paterna. E si è persino licenziato dal posto lavoro (faceva il barman), "perché l'assegno di disoccupazione serve per coprire le spese".

Da allora la sua priorità è assicurarle quel pizzico di serenità che la demenza vascolare grave cerca di portarle via. Le ha già rubato la facoltà di svolgere autonomamente i gesti più banali: lavarsi, vestirsi, mangiare. Ma Simone è sempre al suo fianco. "Non faccio una vita normale, ma è mio dovere morale e sociale occuparmi di mia nonna". Si commuove mentre con gli occhi lucidi le stringe la mano. Quasi a volerla trattenere al suo fianco in eterno. "Ogni giorno con lei è un privilegio".

Per le istituzioni la serenità di questa nonnina vale mille euro all'anno: destinati allo stipendio di un assistente. Più dodici ore settimanali di collaborazione generica comunale. Si aggiungono alla pensione minima, che non basta. "A ottobre, quando non ci sarà più il mio sussidio di disoccupazione, non so come farò", spiega Simone. "Cercano di rifilarmi la soluzione dell'istituto, ma significherebbe ucciderla". E mentre lo dice il suo volto cambia espressione. "Ho giurato a mio padre, in punto di morte, che mi sarei preso cura di lei. Di lei che da lucida aveva il terrore di essere abbandonata".

L'appello

Eppure il diritto alla felicità di nonna Franca si scontra con la realtà. Dove Simone non trova risposte. "I fondi per le disabilità gravi non le spettano perché non è allettata, e non posso andare a lavorare perché mi viene precluso qualsiasi aiuto adatto alla sua disabilità". Poi si rivolge alle istituzioni: "Chiedo si mettano una mano sul cuore e mi aiutino a far morire nonna col sorriso. In questa casa".
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