Siamo stati giganti, ma per la storia siamo nani. Anche un po' per colpa nostra.

Mentre in Europa costruivano palafitte e capanne, in Sardegna c'era chi realizzava costruzioni imponenti come i nuraghi o raffinate come i pozzi sacri. Ma nei libri adottati dalla scuola italiana di tutto questo praticamente non c'è traccia. Mario Perantoni, avvocato sassarese e deputato sardo del Movimento Cinque Stelle, l'ha sottolineato con orgoglio e rammarico, a Montecitorio, illustrando, qualche giorno fa, un'interrogazione.

Un'azione politica concreta a sostegno della petizione online indirizzata al ministero della Pubblica istruzione, dal titolo "Inserire la storia della Civiltà Nuragica nei programmi scolastici italiani". Le firme (in pochi giorni) sono più di settemila. Un'iniziativa di Sardinia Experience, cooperativa che, grazie all'entusiasmo di Paolo Alberto Pinna e Maria Carmela Solinas, porta avanti il progetto "Nuragica". Obiettivo: promuovere un patrimonio sconosciuto (anche ai sardi), con un orizzonte culturale e (finalmente) economico.

L'idea della petizione nasce dopo la straordinaria vetrina offerta da Rai1 con "Meraviglie", format condotto dal paleontologo Alberto Angela. Andatevi a rivedere su RaiPlay la puntata del 10 marzo. Cinquanta minuti da brivido. Angela, con grande efficacia, sullo sfondo della reggia nuragica di Barumini, dice: "Se tutto questo fosse un film, con il titolo "L'Età del Bronzo", avremo i seguenti attori: Ramses II, Mosè, Ulisse e poi la città di Troia. Un mondo straordinario, pieno di personaggi, di figure, di luoghi quasi leggendari. E qui in Sardegna c'erano i nuraghi. E questo, a Barumini, è il più antico castello di tutto il mondo occidentale".

Grande, Alberto Angela. Grazie di esistere. Santo subito. Peccato che nelle pubblicazioni di Angela non ci sia traccia della Sardegna. Peccato che il mondo civile, nella sua ultima fatica letteraria, parta dagli Etruschi. Da qui l'indignazione, o se volete il moto d'orgoglio, di "Nuragica". Paolo Alberto Pinna, qualche giorno fa, ha marcato stretto il mitico Piero Angela (padre di Alberto), ospite d'onore ad Arzachena al Premio Costa Smeralda.

Il grande divulgatore, oggi novantenne, ha espresso il desiderio di visitare un nuraghe. L'hanno accompagnato a Prisgiona, nella zona di Capichera. E Pinna ha colto l'attimo per sostenere la causa: voi Angela, è la sintesi, aiutateci a far conoscere la civiltà sarda. E, riferendosi ad Alberto, siate più coerenti. Una provocazione, certo. Anche perché i libri di storia ignorano la civiltà nuragica da sempre, al di là delle recenti omissioni del conduttore-scrittore.

Nella Nostra Terra, quindici secoli prima di Cristo e prima della civiltà greca, etrusca e romana, venivano eretti edifici secondi in altezza solo alle piramidi. Persino i nostri figli lo scoprono alle elementari o alle medie durante le gite scolastiche, perché nei loro libri, quelli ministeriali, non c'è scritto. Ci sarebbe da interrogarsi sulle cause. La disattenzione di generazioni di politici sardi? La gelosia dei talebani della nostra archeologia, magari animati dai più nobili intenti ma decisi a tenere lontani i curiosi?

In attesa di conoscere il nome e il cognome del nuovo assessore alla Cultura (oggi sulla Giunta regionale stendiamo un velo pietoso), si potrebbe puntare sull'entusiasmo di Gianni Chessa, che di Turismo si occupa, per combattere questa nobile battaglia. E, ovviamente, sulla buona volontà del presidente della Regione Solinas che, il giorno di Sa Die, ha detto chiaramente quanto cultura e identità caratterizzeranno la legislatura. Chissà, in piena campagna per le Europee, si potrebbe iniziare a riscrivere i libri di storia. Dando alla Sardegna quello che, sinora, è stato negato.

Emanuele Dessì
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