"Cosa ne penso? Che quando saranno grandi qualcuno ci chiederà di accompagnarli pure al lavoro". Sono le 8,30 e Fabio Sanna ha appena lasciato il figlio a scuola, nell'istituto comprensivo di via Falzarego. Il pargolo frequenta ancora la quinta elementare, ma l'idea che anche quando sarà in terza media non potrà percorrere da solo le poche decine di metri che lo separano da casa, proprio non gli va giù.

"Io già alle elementari andavo e venivo in autonomia - dice -, mi compravo persino le figurine lungo il tragitto. Così non si fa il bene dei ragazzi, non li si aiuta a crescere tenendoli in una campana di vetro".

IL RICHIAMO DELLA MINISTRA - Davanti alla scuola a due passi dall'ingresso del parco di Tuvixeddu il dibattito si accende in un attimo. Oggetto del contendere le parole della ministra Valeria Fedeli che in questi giorni ha ricordato a tutti - scuola e genitori - un obbligo stabilito dalla legge: al suono della campanella gli studenti al di sotto dei 14 anni devono essere consegnati a mamma, papà o adulti autorizzati, e mai lasciati andare via da soli. Principio ribadito dalla Cassazione, che di recente ha confermato la responsabilità del dirigente e dell'insegnante dell'ultima ora di una scuola frequentata da un undicenne investito e ucciso da un autobus mentre rincasava da solo.

I GENITORI - Non tutti i genitori però sono critici. "Anche io a 11 anni andavo e tornavo da solo, ma erano altri tempi", dice Paolo Coraddu. "Rispetto ad allora oggi c'è un traffico spaventoso e molti più pericoli", aggiunge Francesco Cancedda, padre di una studentessa di terza. Perplessità e dubbi anche tra i genitori dei ragazzi che frequentano le medie di via Stoccolma: "Sinora bastava firmare una liberatoria - dice Elisabetta Putzu -, mia figlia è in terza e quando lei esce io sto ritirando il più piccolo che fa ancora le elementari. Come faccio a essere in due posti contemporaneamente? Ci saranno problemi".

I PRESIDI - Giovanni Congiu, vice della dirigente Graziella Artizzu all'Aflieri, non usa il fioretto: "È una cosa demenziale - attacca - i genitori dei nostri ragazzi hanno firmato una liberatoria in cui è specificato il percorso casa-scuola e scuola-casa, inoltre i ragazzi sono coperti dall'assicurazione. Abbiamo 630 alunni: ha idea di cosa accadrebbe davanti alla scuola se venissero 630 genitori tutti insieme a prenderli? Per noi non cambia nulla: faremo firmare le liberatorie puntando su un percorso di fiducia che sviluppi l'autonomia del ragazzino".

LIBERATORIE INUTILI - Liberatorie che però, in caso di problemi, non servono a molto. "Anzi, peggiorano le cose perché per il giudice sono la dimostrazione che la scuola era consapevole dei rischi", spiega Anna Maria Maullu, responsabile regionale dell'associazione dei presidi. "L'incolumità e la vigilanza del minore - aggiunge - sono obblighi di legge da garantire ma ci vuole anche il buonsenso. Non è pensabile imporre l'uscita accompagnata a un 13enne che abita a 200 metri da scuola, bisogna valutare caso per caso a meno che non si voglia tirare su una generazione di inetti. Tra l'altro, parlando del caso citato in questi giorni c'è da dire che l'istituto aveva un regolamento in cui era esplicitamente scritto che i ragazzi dovevano essere consegnati personalmente ai genitori e questo passaggio è stato decisivo. Altre sentenze hanno esonerato la scuola da responsabilità".

I RAGAZZI - Sono le 13,30 quando Claudia e Sara, 25 anni in due, escono dalla scuola di via Stoccolma dove frequentano la terza media. "Farci venire a prendere dalle nostre mamme? Ma stiamo scherzando? - rispondono scandalizzate -. Sarebbe imbarazzante. Ma se ci consentono di fare una passeggiata da sole in via Dante, perché non dovremmo poter uscire da scuola senza di loro? Siamo grandi, mica della bambine".

Massimo Ledda

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