È chiaro che un giornale deve attingere notizie che sollecitano e solleticano e deve pubblicarle perché la notizia, se interessante, a mio parere deve far discutere quando lo merita.

Quello di domenica scorsa sull'attività scientifica di una dottoressa cagliaritana a Londra possiede a mio parere molti elementi interessanti da discutere, sopratutto con la gente che, anche se educata in altri campi e settori, percepisce certe notizie di scienza con un certo turbamento. Ecco le mie riflessioni in proposito.

Le scienze mediche hanno un destino particolare: quello di rendere meno penosa la nostra vita, però anche quella di contribuire al nostro massimo benessere.

I dettami della medicina ippocratica, con tanto di giuramento professionale lo ricordano bene ai neolaureati. La medicina tuttavia è una pratica empirica. Benché oggi abbia alle spalle un arrmamentario tecnologico impressionante e lavori sfruttando i risultati di scienze "dure" (matematica, fisica delle particelle, informatica e softwaristica di big data) resta comunque nella sua espressione quotidiana e nella fruizione pratica fatta sui nostri corpi una pratica empirica.

Questo passaggio è essenziale nell'interpretare come eventuali affermazioni, non importa provenienti da chi, debbano essere vagliate dalla temperanza e dalla prudenza. Dati spacciati per scientifici anche se provenienti da istituzioni prestigiose o pubblicati su riviste scientifiche a cinque stelle possono essere clamorosamente sbagliati ed a volte fatti e confezionati in perfetta malafede. Qualche esempio: i vaccini e la loro relazione con l'autismo, le numerose "terapie" contro l'Alzheimer. Queste notizie creano due tipi di reazione; allarmi ingiustificati e conseguenze disastrose ( nell'esempio una vera epidemia mondiale di morbillo), oppure speranze ingiustificate.

Come difendersi? Una protezione completa non esiste. Tuttavia, una reiterata e sperimentalmente provata teoria scientifica passa attraverso pubblicazioni confermate e riconosciute ed attraverso sperimentazioni approvate dai comitati scientifici ed etici. Francamente la risoluzione di un grave sintomo di sclerosi a placche con un'applicazione di quindici secondi di non-si-sa-bene-cosa recentemente letta, rappresenta una violenza intollerabile a qualsiasi intelligenza dal QI di 70 in su.

Dare false speranze era interpretato in antichità come un atto di "ubris" (insulto insanabile agli dei). Nella tragedia che tutti conoscono dalle elementari, Prometeo viene interrogato dal Coro che gli chiede che cosa aveva fatto di tanto grave per essere incatenato e massacrato in eterno da una famelica aquila. La risposta messa da Eschilo sulla bocca di Prometeo è che oltre alla techne (il fuoco) aveva dato ai mortali "cieche speranze".

Francesco Marrosu

(Neurologo)
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