Sardegna, è emergenza medici di famiglia: «Ne mancano 500 all’appello, ed entro il 2026 altri 300 pensionamenti»
Il problema riguarda non solo i piccoli centri ma anche le grandi città, a Cagliari se ne parla in un convegnoÈ allarme per la carenza di medici di famiglia in Sardegna: sono infatti 500 i camici bianchi che mancano all’appello nell’Isola, un dato che è destinato anche ad aumentare in considerazione dei prossimi pensionamenti. E il fenomeno, se prima interessava solo i piccoli comuni dell’Oristanese, dell’Ogliastra, della Barbagia e del Sulcis-Iglesient, ora tocca anche le grandi città come Cagliari e Sassari, con la necessità sempre più incalzante di porre un freno.
Se ne discute da oggi a Cagliari dove si apre il Congresso regionale della Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie, in programma sino a domani all’Hotel Holiday Inn.
«Entro il 2026 è previsto il pensionamento di altri 333 medici – spiega Carlo Piredda, Segretario SIMG Sardegna –: una percentuale significativa, che potrebbe aggravarsi qualora alcuni di questi anticipassero la pensione rispetto ai 70 anni. L’età media dei medici sardi, infatti, è tra le più alte in Italia, che a sua volta presenta la classe medica più anziana d’Europa. Ogni medico di medicina generale dunque deve coprire più aree contemporaneamente, aumentando un carico di lavoro già gravato da aspetti burocratici che esulano dalle sue competenze. In breve, la medicina del territorio rischia l’estinzione».
«In città come Isili, San Gavino, Iglesias, Lanusei, il depotenziamento degli ospedali con la cronica carenza di personale ha privato il medico di Medicina generale anche del supporto ospedaliero – aggiunge Carlo Piredda – Lo slancio che il PNRR vuole dare alla medicina del territorio in Sardegna rischia di rimanere disatteso: delle 50 case di comunità previste, infatti, al momento neanche una è operativa. Inoltre, la chiusura delle guardie mediche ha privato la Regione anche di un piano per la cura della popolazione turistica, che nei mesi estivi moltiplica notevolmente il bacino di utenza della sanità regionale. I medici di Medicina generale rimasti in Sardegna, pertanto, sono sempre più oberati di lavoro e in difficoltà nella gestione delle proprie mansioni».
«In assenza di adeguati supporti e senza un necessario personale di studio – la conclusione – rischia di diventare complicato anche espletare funzioni essenziali come le vaccinazioni o la diagnostica di primo livello».
(Unioneonline/v.l.)