"Nessuno ne parla, e noi siamo qui in attesa che succeda qualcosa".

Quel "noi" di cui parla Michele Sanna, 35enne cagliaritano insegnante in una scuola media di Settimo San Pietro, sono le persone che, come lui, hanno vinto un concorso dopo il tirocinio formativo eppure non hanno una cattedra. E non l'avranno per chissà quanto tempo.

Il problema, spiega il giovane a L'Unione Sarda, è che in Italia "le regole cambiano in corso d'opera".

Partiamo dall'inizio.

"Nel 2015 ho cominciato il Tfa, il tirocinio formativo attivo, per avere l'abilitazione all'insegnamento. Mica gratis: si paga qualche migliaio di euro. Dopo il concorso, che ho vinto, pensavo di avere un lavoro, ma così non è stato, perché il governo ha fatto una nuova infornata delle graduatorie a esaurimento e ha rimandato a nuovo concorso i vincitori come me".

Quindi nuova puntata?

"Esatto, con modalità diverse, tre prove, e tra l'altro io, che insegno e sono precario, mi sono dovuto assentare per sostenere l'esame. Il tutto senza retribuzione".

Ha vinto anche quello?

"Ho vinto ma la batosta è arrivata subito, perché quelle cattedre sono scomparse".

In che senso?

"In Sardegna i posti a disposizione erano poco meno di venti, i vincitori poco più di una decina ma l'Uffico scolastico della Regione ha dovuto far fronte alla mobilità di insegnanti in graduatoria, che possono chiedere di essere assegnati a sedi definitive, e quindi per noi porta chiusa".

Perché questo blocco?

"Perché quei tanti precari mandati in sedi provvisorie sono tornati indietro e nel frattempo le regole dei concorsi sono cambiate, prima le graduatorie tra l'altro restavano valide, nei concorsi pubblici, ora scadono dopo tre anni".

Poi cosa succede?

"Se non verrò assunto dovrò fare l'ennesimo concorso".

Solo in Sardegna succede questo?

"In tutta Italia, mentre all'estero è molto più chiaro: sai quali sono le regole e decidi se accettarle, da noi invece ti vedi mescolare le carte sotto il naso e sei impotente".

Chi ci rimette?

"Sicuramente noi insegnanti, ma anche gli alunni, che vedono supplenti andare e venire in continuazione".

Rabbia?

"Molta, ma ormai ho la corazza, non mi lascio andare, altrimenti farei scelte drammatiche".

Cosa chiede, in poche parole?

"Voglio insegnare al liceo musicale, perché è per questo che ho studiato tanto, al conservatorio di Milano e all'accademia di Santa Cecilia a Roma. Ho tutti i titoli - sono laureato e abilitato - e sono vincitore di concorso. In Sardegna, tra l'altro, sono l'unico con questi requisiti per l'insegnamento della mia materia, teoria, analisi e composizione, nei licei musicali".

E chi insegna al suo posto?

"Docenti che prima erano alle scuole medie e avevano la possibilità di chiedere l'assegnazione a un livello superiore. Quindi finché qualche posto non rimarrà libero io sarò fuori".

E nel frattempo?

"Sono insegnante di sostegno, mi occupo di un ragazzo disabile. Senza nulla togliere a questo lavoro, per il quale magari ci sono persone più competenti di me, io vorrei avere ciò che mi spetta".

Chi può risolvere il problema?

"I politici, ma a loro non importa poi molto di persone come me, numericamente poche e senza voce. Non voglio fare la vittima, non è nel mio stile, mi rimbocco le maniche e vado avanti".
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