Poco personale e stipendi bassi: il Brotzu va verso lo sciopero
Sale la tensione nel principale ospedale della Sardegna. Il sindacato: «Subito nuove risorse, situazione imbarazzante»I sindacati lo avevano annunciato due giorni fa: «In caso di mancato accordo siamo pronti allo sciopero». E quel giorno è sempre più vicino. Dopo l’incontro richiesto dall’assessore Bartolazzi (poi saltato), l’ospedale più grande dell’Isola è rimasto in balia del malcontento, con il poco personale che «oltre a essere il più oberato per carichi di attività assistenziale è il meno retribuito della Sardegna».
È quanto si legge nel comunicato del sindacato Usb Sanità, che lamenta «le gravissime problematiche che investono l’Arnas Brotzu di Cagliari, composta attualmente da due Presidi Ospedalieri: S.Michele e Businco, e dal primo gennaio 2025 verrà inglobato nuovamente il Microcitemico». «Nel contesto sanitario regionale – spiega il referente regionale sindacale Gianfranco Angioni – in questi anni l’azienda ospedaliera è stata coinvolta in due riforme sanitarie che hanno determinato un accorpamento dei tre poli sanitari di riferimento, stravolgendo la “mission” assegnata al San Michele, suddivisa in tre aree: urgenze-emergenze, attività chirurgica di alta specializzazione, prelievi e trapianti multiorgano».
Le gravi problematiche sanitarie sarebbero da collegare allo smantellamento dei servizi territoriali e alla chiusura di diversi reparti dei presidi delle Asl. «Il personale sanitario dell’Arnas – spiega Angioni –, oramai già ridotto all'osso rispetto alle esigenze, deve far fronte a un elevato numero di pazienti provenienti da tutto il territorio regionale».
«L’assessore alla Sanità – continua il comunicato – e i vari vertici Regionali, devono seduta stante consentire l'ampliamento delle dotazioni organiche e predisporre l’incremento delle risorse economiche per i costi del fabbisogno reale del personale. Da sottolineare che il personale del Brotzu, oltre a essere il più oberato per carichi di attività assistenziale è il meno retribuito della Sardegna. Una situazione vergognosa e intollerabile che deve essere sanata senza ritardo e indugio con la perequazione dei fondi contrattuali».«La Regione – conclude Angius – deve immediatamente liquidare e ripartire i dieci milioni di euro, così come chiarito dalla Corte Costituzionale. Senza questi accorgimenti è certa un’implosione irreversibile a danno degli operatori, e degli ammalati di tutta la Sardegna. Una situazione inaccettabile e da scongiurare».
(Unioneonline)