Quello che ci aspetta è una convivenza col virus. Non sarà facile, ma è la condizione per tornare pian piano a una relativa normalità dopo la clausura in casa e il forzato letargo delle imprese. L'avvio della cosiddetta Fase 2, avvisano gli scienziati, potrà avvenire quando il trend dei contagi, dei ricoveri e dei morti comincerà stabilmente a calare, ma intanto l'ultimo decreto del governo ha alleggerito la stretta, quantomeno sull'apertura di alcune attività come librerie e cartolerie. Disposizioni disattese da alcune Regioni, tra queste la Sardegna. «Non ci sono ancora le condizioni per allentare le misure», ha spiegato il presidente Christian Solinas puntualizzando che «l'andamento dei contagi non è ancora né costante né certo». Sicché resta la stretta. Almeno, per quanto riguarda le attività citate, fino al 26 aprile. Poi si vedrà.

L'immunità naturale

«Il punto è che è determinante capire quanto è immunizzata la popolazione - dice Sofia Cosentino, docente di Igiene dell'Università di Cagliari - e non potremo saperlo finchè non facciamo dei test per valutare la presenza degli anticorpi». Questo, avvisa, nella programmazione della Fase 2 «è una delle cose più importanti da sapere perché più la popolazione è immunizzata più resistenza trova il virus quanto tenta di attecchire. Al momento, non essendoci il vaccino possiamo contare solo sull'immunizzazione naturale: insomma, gli anticorpi sono presenti non solo in chi si è ammalato ed è guarito, ma anche in chi magari è stato contagiato senza sapere di esserlo perché non ha avuto sintomi oppure li ha scambiati per quelli di un raffreddore. Vero è che, comunque, di questa immunità non conosciamo l'efficacia né la durata».

Galateo dei luoghi chiusi

In ogni caso, «bisogna ricominciare con gradualità: non si può pensare che dopo due mesi chiusi in casa ci sarà il pieno via libera. Si ricomincerà a uscire nel rispetto delle regole per vedere come evolve la situazione». Dovremo, appunto, abituarci a convivere col virus. Ma quali sono le regole di igiene e di comportamento che ciascuno di noi dovrà oramai considerare il galateo della nostra nuova quotidianità? «I capisaldi restano sempre: distanza di almeno un metro, evitare strette di mano e abbracci, lavaggio frequente delle mani, indossare la mascherina quando si esce pensandola come una forma di rispetto verso gli altri, dato che serve per proteggere il prossimo da una nostra eventuale positività». Precauzioni fondamentali, «soprattutto nei luoghi chiusi». Uffici, negozi, studi professionali che osserveranno le norme sul contingentamento degli ingressi, ma ciascuno deve essere responsabile per sé.

Le regole nei luoghi aperti

E all'aperto? «Gli assembramenti andranno sempre evitati». Nell'ottica di una civile convivenza col virus, sarà igienicamente possibile anche stare in spiaggia? E' vero che gli stabilimenti balneari si stanno organizzando coi pannelli divisori di plexiglas, ma qui il punto è sempre il nostro galateo. «E' chiaro che per un po' possiamo dimenticarci le spiagge affollate. All'aperto il virus ha più difficoltà a diffondersi, ma sarà fondamentale mantenere la distanza. Bisogna pensare che queste droplets, le goccioline di saliva veicolo del virus, non viaggiano tanto perché sono molto pesanti. Però se io sono in uno spazio aperto, senza nessuno vicino, non solo le goccioline non arrivano ad alcuno, ma si possono più facilmente essiccare».

La sabbia sempre dorata

Un fattore che può contribuire al ritorno a una relativa normalità è la possibile stagionalità del virus. «E' un'incognita. Non sappiamo se, come altri virus respiratori, anche Sars Cov2 tende a scomparire con l'avvicinarsi della bella stagione. E' azzardato dirlo, si rischia di dare false speranze non supportate per ora da dati scientifici». In ogni caso, tornando alla spiaggia, il virus può resistere sulla sabbia? «Lo vedo molto improbabile. Tutti gli esperimenti fatti riguardo la resistenza del virus sulle superfici e che hanno visto una sopravvivenza di 4, 24, fino a 72 ore, sono stati eseguiti in ambienti chiusi e condizioni controllate, ad esempio una temperatura di circa 21, 23 gradi. In ogni caso, va detto che resistenza del virus non vuol dire che sia capace di trasmettere la malattia perché serve anche la carica infettante. L'ambiente esterno è un'altra cosa: c'è l'effetto del sole, della ventilazione, dell'essicamento. Quindi vedo molto improbabile che il virus possa sopravvivere anche nella sabbia ma, certamente, bisognerà mantenere le distanze».

Anziani e bambini

Bambini e anziani, dice la professoressa, «sono, secondo me, il problema che rimane sul tavolo: i primi perché saranno difficili da regimentare e gli anziani, soprattutto quelli con certe patologie, perché vanno tutelati più di tutti». Per loro la Fase 2 è più lontana? «Non dico questo, anche perché non è salutare stare sempre chiusi in casa e non si può certo trascinare per molto tempo questa situazione: si rischiano conseguenze che possono essere più gravi di ciò che si vuole prevenire». E dunque? «Riguardo gli anziani bisogna trovare un modo per farli uscire in sicurezza limitando i contatti. Quanto ai bambini, li immagino al parco, i genitori dovranno essere severissimi guardiani per far rispettare distanze e regole».

Piera Serusi

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