Oltre 200 i presenti a Sa Manifattura in viale Regina Margherita a Cagliari per la Conferenza internazionale organizzata da "La Sardegna verso l’Unesco", dal titolo “Civiltà nuragica e Intelligenza Artificiale: dalle pietre alle reti neurali” e che ha visto la partecipazione di esperti provenienti da tutto il mondo. Divisa in due finestre temporali e tematiche, che hanno catturato l’attenzione dei partecipanti fino a sera, l’iniziativa ha legato il progetto di valorizzazione della civiltà nuragica ai fini Unesco alle nuove tecnologie, aprendo un confronto interdisciplinare che ha toccato numerosi aspetti dell’Ia, applicati anche alla civiltà nuragica.

Ad aprire i lavori, dopo i saluti istituzionali, sono stati Ivan Blecic e Massimo Deriu con il progetto EIA, Ecosistema per l’innovazione sull’Archeologia Protostorica. “EIA” nella sua visione di medio-lungo termine punta alla progettazione di un centro internazionale per la valorizzazione dei monumenti nuragici, mentre l’obiettivo più vicino sarà di creare una rete composta dai siti archeologici ma anche da tutti i soggetti che li gestiscono e metterli a sistema per offrire strumenti di gestione, valorizzazione e fruizione.

Introdotti e moderati dalla giornalista e conduttrice Rai Barbara Carfagna, i primi ospiti hanno passato ai raggi X le nuove frontiere legate all’intelligenza artificiale. Alberto Mattiello, business futurist esperto di innovazione tecnologica, ha consentito ai partecipanti di capire meglio l’infinità di opportunità legate all’IA per chi si occupa di divulgare cultura e la possibilità che oggi viene proprio dalle nuove tecnologie di conoscere mondi che non esistono creando attorno ad essi uno storytelling. Il gaming applicato alla cultura è stato invece il tema trattato da David Gallo, CEO & Managing Director di ONE-O-ONE Games e di 101%. E ancora: le tecnologie IA di Google Cloud applicate a diversi settori con Salvatore Piazza, executive account manager di Google Cloud per il mercato Public Sector Locale.

Lo stato attuale e le nuove prospettive legate alla cultura negli interventi del pomeriggio. I lavori sono ripartiti con una prima introduzione di scenario affidata a Stefano Quintarelli, che ha consentito ai partecipanti di comprendere come l’IA in realtà sia ovunque, per esempio in una qualsiasi ricerca su internet (dove opera da remoto sul nostro smartphone mostrando con precisione i risultati che ritiene più adatti a noi) e come non sia oggi realistica la prospettiva della creazione di una intelligenza artificiale simile a quella umana.

Spazio agli studi in archeologia e ai nuraghi negli interventi a seguire. Tra i numerosi ospiti di fama internazionale, nella sessione pomeridiana dedicata proprio all’applicazione dell’IA alla civiltà nuragica, Maurizio Forte e Mark Altaweel, rispettivamente Professore di Studi classici, Storia dell’Arte e Arti visive della Duke University (Italian Academy Fellow, Fall 2024) e Professore di archeologia del Vicino Oriente e Scienza dei dati archeologici presso l’University College di Londra. Forte e Altaweel hanno consentito ai partecipanti di capire come l’intelligenza artificiale rivoluziona la percezione del passato e cosa ancora ci si può aspettare da una rivoluzione in corso che già interessa da vicino i beni culturali e, rispetto alla Sardegna, il patrimonio nuragico.

Lucio Pascarelli, già dirigente Onu con oltre 40 anni di esperienza nel settore ICT e cultore di IA, ha affrontato il tema relativo all’importanza e al valore dei dati (chatbot e altre AI) mentre Franco Niccolucci, Responsabile scientifico Vast Lab – PIN Università di Firenze, ha aperto una finestra sui “gemelli digitali” e la civiltà nuragica toccando i temi dell’archeologia, della storia e delle tradizioni popolari.

A chiudere l’evento è stato Francesco Pigliaru, economista dell’Università di Cagliari e del CREnOS, secondo cui l’IA oggi è un formidabile alleato della ricerca e della comprensione della civiltà nuragica e può aiutare a comunicare meglio quello che già sappiamo. Allo stesso tempo però la sfida che abbiamo davanti è quella di riuscire a educare una intera popolazione (l’Europa, l’Italia e la Sardegna fanno fatica a usare queste tecnologie), dalle imprese agli studenti nelle scuole, a diventare esperta di uso dell’IA.

(Unioneonline)

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