Al Brotzu il primo trapianto di rene da donatore a cuore fermo
Un complesso intervento che ha richiesto la collaborazione di numerosi repartiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Prima donazione a cuore fermo controllato e il primo trapianto di rene prelevato da questa tipologia di donatore all’ospedale Brotzu di Cagliari. Un intervento, fanno sapere dall’Arnas, «che segna un importante traguardo scientifico, tecnico ed organizzativo possibile grazie alla generosità di un uomo che aveva espresso in vita la volontà di donare gli organi». A ricevere l’organo un paziente affetto da insufficienza renale cronica iscritto in lista di attesa regionale.
La particolarità dell’intervento è data sia alla tipologia del donatore che alle procedure messe in atto ai fini della conservazione dell’organo prelevato.
A differenza della consueta donazione effettuata da donatore in morte encefalica, nel quale il decesso viene accertato attraverso criteri neurologici «in questo caso il decesso è stato definito attraverso criteri cardiologici, con l’esecuzione di un elettrocardiogramma registrato piatto per 20 minuti, così come previsto dalla normativa».
Da un punto di vista tecnico, la procedura relativa alla donazione a cuore fermo consta di due principali momenti: nel primo, immediatamente dopo il decesso, viene avviata, con sistema Ecmo, una circolazione extracorporea sul donatore cadavere che ossigena e rimuove l'anidride carbonica dal sangue così da garantire la perfusione degli organi addominali. Nel secondo momento, dopo il prelievo, ogni singolo organo viene ri-perfuso con un apposito device in condizioni di ossigenazione, pressione e temperatura controllate, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.
Dopo il prelievo il rene è stato sottoposto a tecniche di riperfusione mirate a ridurre il danno da ischemia provocato dalla cessazione del battito cardiaco e quindi del circolo sanguigno del donatore e che hanno agevolato, oltre alla valutazione della qualità della funzione dell’organo, anche alcune forme di “trattamento”, in grado di migliorare la “performance” dell’organo stesso.
Si tratta di procedura complessa che ha visto il coinvolgimento coordinato di numerosi specialisti e strutture.
Le attività sono state coordinate dal centro regionale trapianti diretto da Lorenzo D’Antonio, coadiuvato da Francesca Zorcolo in sinergia con il Coordinamento Locale, diretto da Antonio Manti.
Il procedimento ha richiesto la partecipazione multidisciplinare di tutti gli operatori sanitari delle strutture dell’Arnas: Rianimazione (Maria Emila Marcello e Silvia Delitala), Cardiochirurgia (Emiliano Maria Cirio), Neuroradiologia (Siotto e Federico Fusaro), Cardionaestesia (Manlio Manconi), Laboratorio – Anatomia patologica e Centro Trasfusionale (Cristiana Marinelli, Daniela Onnis e Giulia Fadda), Servizio di Psicologia (Fabrizia Salvago), Neurologia (Giovanni Cossu) e delle Professioni sanitarie (Bruna Dettori ).
Il trapianto d’organo infine è stato effettuato grazie al lavoro coordinato dall’equipe delle Strutture di Urologia, diretta da Andrea Solinas e Nefrologia e Dialisi, diretta da Antonello Pani.
«L’utilizzo di organi da donatori a cuore non battente rappresenta una delle frontiere più avanzate della medicina dei trapianti. In Sardegna questo importante percorso è stato avviato nel 2024 con l’istituzione di un tavolo tecnico regionale, che ha portato alla definizione di un protocollo operativo condiviso. Un lavoro corale che ha permesso di costruire percorsi organizzativi sicuri e pienamente allineati agli standard nazionali, garantendo il massimo controllo sulla qualità e sulla sicurezza del sistema», dichiara il commissario straordinario dell’Arnas, Maurizio Marcias.
«Un sentito e profondo ringraziamento va a tutti i donatori di organi della Sardegna e alle loro famiglie, che con un gesto di straordinaria generosità e altruismo hanno scelto di donare vita», commenta il dottor Manti, direttore del Coordinamento locale. «È grazie a loro se la nostra Isola si conferma tra le regioni più virtuose d’Italia per numero di donazioni, testimoniando una forte sensibilità civile e un profondo senso di comunità».
(Unioneonlne)