Monte Urpinu, Truzzu: «Abbattimenti degli uccelli sospesi, anch’io ho avuto l’aviaria»
Il sindaco di Cagliari annuncia lo stop all’uccisione dei volatili del parco. E confessa: «Nel 2020 si pensava che avessi il Covid, era influenza H1n1»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Gli uccelli superstiti di Monte Urpinu non saranno abbattuti. Lo ha annunciato in consiglio comunale il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, che ha anche fatto una rivelazione pubblica: «Quando tutti pensavano che avessi il Covid, nel 2020, ho avuto l’influenza aviaria».
L’argomento, sul quale si registra la svolta, è stato portato all’attenzione di palazzo Bacaredda da un’interrogazione di Matteo Massa (Progressisti).
La vicenda è nota: il primo cittadino il 4 novembre ha emanato un’ordinanza di chiusura del parco a seguito della scoperta della positività di alcuni pavoni, trovati morti nei giorni precedenti. Un provvedimento chiesto dalla Asl, che subito dopo ha avviato la campagna di eliminazione degli esemplari, malati e no, per cercare di arginare il contagio. Immediate le polemiche. Massa, dieci giorni dopo, ha potuto chiedere «quale sarà il destino dei sessanta uccelli rimasti. Voglio sperare, visto che è passato tanto tempo e sono vivi, senza entrare nelle competenze di altri, che possano essere salvati», ha detto.
Sì, è stata la risposta di Truzzu: «Stamattina abbiamo avuto delle interlocuzioni con la Asl», ha spiegato, «gli abbattimenti sono sospesi. La situazione verrà monitorata dalla Asl e intanto il parco resterà chiuso, fino a che non ci sarà completa sicurezza».
I cancelli sono stati sbarrati, oltre che per isolare i volatili, anche perché con l’aviaria non si scherza. E Truzzu è testimone diretto: «Un periodo si era pensato avessi avuto il Covid», ha rivelato, «invece nel 2020 io sono stato contagiato dall’aviaria, la H1n1. So cosa vuol dire. Quindi è possibile il contagio con l’essere umano».
Per il sindaco è stata anche un’occasione per fare ulteriore chiarezza, «perché sono state dette molte cose sbagliate, alcune gravi». Ha ripercorso le tappe che hanno portato all’uccisione di numerosi esemplari «che era, è bene ribadirlo, l’unica soluzione: ora parliamo di qualche decina. In caso contrario avremmo potuto parlare di migliaia di animali morti». E tra questi ci sarebbero potuti essere anche i fenicotteri.