Non solo una dura battaglia per smontare le presunte esigenze che hanno convinto il gip Michele Contini a disporre la custodia cautelare in carcere, ma anche una contestazione a tutto campo dei gravi indizi di colpevolezza e soprattutto sulla sussistenza dell’aggravante mafiosa, reato che ha portato in carcere 13 sindacati e altri 18 ai domiciliari nell’operazione “Monte nuovo” del Ros dei carabinieri e della direzione distrettuale antimafia.

Gli avvocati difensori dell’ex assessora regionale Gabriella Murgia e dell’anestesista Tomaso Cocco hanno discusso questa mattina i rispettivi ricorsi davanti al Tribunale del riesame di Cagliari, presieduto dalla giudice Lucia Perra e affiancata dai colleghi Loche e Rosetti. Scortati dagli agenti della polizia penitenziaria sono arrivati in aula prima l’ex assessora, difesa dagli avvocati Enrico Meloni e Carlo Figus, poi è entrato il medico assistito dalle avvocate Rosaria Manconi e Herika Dessì.

Oltre tre ore di battaglia con le difese che hanno contestato il punto cruciale dell’indagine: l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso che utilizzasse l’intimidazione per ottenere favori e legare assieme parte della politica, colletti bianchi e presunti esponenti della criminalità barbaricina. Il tribunale della Libertà si dovrà pronunciare entro il 19 ottobre, ma nel caso dovesse accogliere l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati difensori la decisione potrebbe arrivare già tra stasera e domani.

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