Vado e vengo da un mondo, l'Asia, dove la logistica è l'attività che deve garantire il funzionamento di sistemi vitali, quali i trasporti, di un livello di complessità a noi sconosciuto. Ciò non solo in termini dimensionali (in alcuni nodi della metropolitana di Hong Kong transita, in una qualsiasi ora di punta, più dell'intera popolazione della Sardegna), ma anche in termini di difficoltà intrinseche dell'ambiente e di sfidanti obiettivi socio-economici.

Sempre per esemplificare, Hong Kong è fatta di duecento isole e un qualche assessore deve assicurarne i collegamenti e i servizi in maniera ottimale, non arrangiata - milioni di persone non accettano proclami e non si accontentano di visioni. Il loro porto è in competizione con altri quattro porti simili, limitandosi alla foce del Pearl River, e un altro assessore deve sistematicamente inventarsi nuove modalità competitive, come ad esempio quello dello scarico dei container con la nave in transito, e deve assicurare che tutto, da un punto di vista tecnico, amministrativo, legale e burocratico, funzioni alla perfezione.

Una grossa fetta del Pil dipende dai commerci e dunque dalla qualità dei trasporti e della logistica, nessuno scherza.

Sopra il porto di Singapore un satellite geostazionario presiede a tutte le attività di movimentazione, leggendo i codici stampati sopra i container e utilizzando algoritmi d'intelligenza artificiale. L'Asia è movimento frenetico, è logistica, trasporti.

E non esiste un assessore che non sia formato ed esperto nella disciplina che deve governare apportando valore aggiunto, e che non sia quotidianamente misurato.

Per dire che quando ho avuto ospiti in Sardegna, e questi, cito amici reali, avevano progettato e realizzato in Asia sistemi complessi come trasporti o sanità, mi è sempre stato impossibile spiegare le nostre difficoltà. Ma come, vivete in un isolone grosso e panciuto in mezzo al Mediterraneo, con una popolazione risibile, inferiore a quella di un quartiere di Hong Kong, con tre aeroporti principali e altri due interessanti, con tre porti di livello e altri ben utilizzabili, con una dorsale principale nord-sud per treni e auto e solo limitate diramazioni, e parlate davvero di complessità? E perché gli aeroporti non sono collegati col mondo; il porto canale che avrebbe potuto fare il transhipment come Singapore è un fallimento storico; e la continuità territoriale ancora un'utopia? Come mai è tanto difficile e costoso raggiungere la Sardegna; perché è una disgrazia importare merci dalla vostra terra? Tralascio la domanda numero uno (perché, con i tesori unici che avete, non siete tutti ricchi e vivete invece poveri e depressi?), attinente al tema ma inammissibile: troppo amara.

E oggi, all'inizio della stagione turistica e per giunta sotto Pasqua, come poter spiegare che il modello di continuità territoriale (comunque limitato, ingiusto e superato) è stato almeno prorogato per Cagliari e Alghero, mentre la variante in corso d'opera utilizzata per Olbia, il nuovo modello, provoca un'incertezza nociva? L'impasse sul vettore aereo da designare porterà altri danni alla Sardegna, ai traffici e agli operatori economici. Alitalia e Airitaly si fronteggiano con esito incerto: come procedere col caos dei biglietti? Prevarrà il buonsenso (e, spero, la tutela dei lavoratori sardi) oppure sarà guerra legale, costi quel che costi ai disagiati?

Purtroppo, «l'insieme degli strumenti legislativi che hanno lo scopo di garantire i servizi di trasporto ai cittadini abitanti in regioni disagiate», il diritto sacrosanto e non contestabile della continuità, un principio di giustizia, non trova ancora un'applicazione adeguata e, al di là dell'attuale conflitto, non risolve ancora, dopo mezzo secolo di chiacchiere, il nostro problema di fondo.

Esiste un'altra preoccupazione: la decisione di Bruxelles in merito (si arriverà a questo) ci vede presenti in loco, preparati, decisi? Oppure sarà la solita Sardegna di distratti, di assessori senza arte né parte, di politici velleitari, quella che siederà ai tavoli che contano? "Tout se tient", non illudiamoci, e solo una Sardegna finalmente professionale, competente, affidabile e seria potrà farsi valere. Auguri.

Ciriaco Offeddu

(Manager e scrittore)
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