«La situazione nel quartiere Marina di Cagliari è diventata insostenibile. La zona nel weekend e non solo diventa “terra di nessuno”, occupata da orde di ragazzini che utilizzano questa parte della città come se fosse il giardino di casa loro. Per me sono come le locuste: arrivano, spolpano e vanno via. E noi ne paghiamo le conseguenze».

Non nasconde la frustrazione Sandra Orrù, alla guida del comitato “Apriamo le finestre alla Marina”, che da tempo si batte per dar voce ai tanti residenti cagliaritani che chiedono maggiore sicurezza.

PAURA E VANDALI - «Qui abbiamo molta paura, sia di giorno che di notte, e la situazione negli anni è peggiorata», prosegue Orrù. «Ormai non ci sentiamo sicuri a camminare per le vie nel nostro quartiere e spesso i disagi arrivano fin davanti all’uscio e sulle facciate delle nostre case. Scritte e sporcizia regnano in ogni vicolo. Per avere il muro o il portoncino pulito dovremmo ripassare la vernice ogni settimana. Ma i costi sono insostenibili, il tempo è poco e, tanto, il problema rimarrebbe, visto che non si fa in tempo a cancellare una scritta vandalica che ne viene subito fatta una nuova», commenta amaro un residente.

RAGAZZINI UBRIACHI - «E siamo stanchi di vedere – già dalle 14 – ragazzini di 12 anni con bottiglie di super alcolici in mano», sottolinea Raimondo Carboni, titolare di un bar in via Savoia. Che aggiunge: «Spesso dobbiamo chiamare i soccorsi. E poi tocca a noi ripulire la strada con l’idropulitrice. Senza contare che, visto il degrado, le persone non sono invogliate a venire in quartiere e per noi commercianti è una perdita economica». La situazione però potrebbe presto migliorare con la costituzione del nuovo “Gruppo di monitoraggio” della movida, voluto dal prefetto di Cagliari, Giuseppe De Matteis.

L’iniziativa nasce in seguito a denunce, esposti e segnalazioni da parte dei residenti dei quartieri del centro storico. La prima riunione è in calendario per la prossima settimana. Il piano d’azione prevede, oltre al ricorso alle forze dell’ordine, la predisposizione di nuove strategie per gestire la vita notturna della zona. Così, a dialogare sulle possibili soluzioni da adottare, ci saranno non solo Questura, carabinieri, Guardia di Finanza e Municipale, ma anche i rappresentanti delle associazioni di categoria, e i rappresentanti dei comitati di quartiere. «Dovevamo aspettare il nuovo prefetto per questa novità? Forse. Ma siamo contenti», dice un altro residente. «Siamo molto fiduciosi e apprezziamo il segnale. Nessuno finora lo aveva fatto».

Anche Sandra Orrù si dice fiduciosa: «Le aspettative sono ottime. Avevamo chiesto da diversi mesi un incontro con il prefetto, siamo stati ascoltati». Ma bisogna passare dalle parole ai fatti: «Per ora stiamo cercando di tamponare la situazione ma quello che è stato fatto, per ora, non è sufficiente. Qui regna il disagio sociale. La soluzione al problema non può essere trovata se non si fa rete. Dobbiamo unirci e fare gioco di squadra».

Enrico Marras, del comitato “Rumore No Grazie”, dal canto proprio, pone l’attenzione su un altro problema, l’inquinamento acustico: «Le misure fatte dall’Arpa dal 2008 ad oggi evidenziano sempre il superamento dei “livelli di attenzione”, valori entro i quali si possono avere anche dei disturbi per la salute. La situazione, soprattutto il venerdì e il sabato è insostenibile. Basti pensare che in corso Vittorio Emanuele la società incaricata dal comune ha rilevato 81 db, un valore di 1000 vote oltre il valore di legge. Ma in tutti i quartiere i limiti sono stati sforati».

«Per migliorare la situazione – aggiunge Marras - sarebbe necessario solo applicare le normative sull’inquinamento acustico che già esistono. Noi non remiamo contro i locali e la loro attività, anzi. Sono vitali per il quartiere. Però anche loro devono muoversi entro leggi». Per questo, conclude Marras, «chiediamo al comune, al sindaco e agli assessori che fine abbia fatto il piano di risanamento acustico, che è scomparso. Rimaniamo in attesa».

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