“Palestina in Sardegna”: l’arte che attraversa i confini
Tre giorni di incontri, racconti e resistenza culturale al LazzarettoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Nel cuore dell’estate cagliaritana arriva un festival che parla lingue diverse ma cerca lo stesso orizzonte: la dignità. Palestina in Sardegna, giunto alla sua nona edizione è una rassegna culturale, ma anche un atto di ascolto.
Dal 4 al 6 luglio, lo spazio del Lazzaretto di Sant’Elia ospita una tre giorni che unisce Sardegna e Palestina attraverso parole, immagini, suoni e corpi in movimento. Organizzata dall’associazione Amicizia Sardegna Palestina, la rassegna intreccia letteratura, cinema, teatro, musica e laboratori aperti a tutte le età. Un modo per conoscere una parte del mondo che troppo spesso ci viene raccontata solo attraverso la lente del conflitto e invece qui si presenta attraverso le sue voci più vive: scrittori dell’esilio, registi che parlano di infanzia e libertà, traduttori, musicisti, illustratori.
«Da quasi trent’anni lavoriamo a Cagliari per costruire ponti tra culture – spiega Fawzi Ismail, presidente dell’associazione –. Questo festival è una delle tante forme con cui teniamo viva la memoria palestinese, facendo incontrare artisti e cittadini in uno scambio che arricchisce entrambi».
Il festival si apre venerdì 4 luglio alle 18:30 con la presentazione delle opere di Ibrahim Nasrallah, figura centrale della letteratura palestinese dell’esilio, seguito dal volume collettivo "Ho ancora le mani per scrivere”, curato dall’arabista Aldo Nicosia, che raccoglie testimonianze dalla Striscia di Gaza tra il 2023 e il 2024. In serata, la proiezione del film Farha (2021) della regista giordana Darin J. Sallam, storia intensa di una ragazza palestinese nel 1948, già acclamato in vari festival internazionali.
Sabato 5 luglio si continua con lo scrittore Aysar Al Saifi, nato nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme, che condivide nei suoi racconti la durezza dell’occupazione militare israeliana e la quotidianità frammentata della Palestina. A seguire, una cena sociale (su prenotazione) e, dalle 21, uno spettacolo che unisce danza e poesia: le coreografie di Alice Cardia si alternano alla musica di Federica Putzolu, Renzo Cugis, Samuele Dessì e altri artisti locali, in una serata in cui l’arte diventa atto di resistenza.
Domenica 6 luglio si apre con la presentazione di testi del giornalista e scrittore Ghassan Kanafani, figura simbolo della cultura della diaspora palestinese, a cura di Samed Ismail in dialogo con Omar Suboh. Si parlerà anche di Diario da Gaza, della giovane Wi’am Qudaih, presentato da Sami Hallac, che ne ha curato la traduzione: una testimonianza dal cuore dell’assedio.
La chiusura del festival sarà affidata a "La sarta dei sudari”, opera teatrale scritta da Ahmed Masoud, autore e regista cresciuto a Gaza, messa in scena dall’attrice Monica Zuncheddu accompagnata dall’arpa di Chiara Vittone. Una storia di resilienza femminile, ambientata tra le macerie della guerra, che intreccia dolore e dignità.
Nel pomeriggio di domenica, alle 17, spazio anche per l’immaginazione condivisa: bambini e adulti saranno coinvolti in un laboratorio di disegno e illustrazione curato dallo studio sardo Itte, un collettivo che fonde fumetto, animazione e arte visiva. Con una grande tela e pennarelli colorati si proverà a disegnare – insieme – l’idea di un mondo più giusto.