Con la testimonianza di Massimiliano Aru, si è chiusa oggi in Tribunale a Cagliari la fase istruttoria del processo in abbreviato contro Martin Aru, accusato dell'omicidio di Sandro Picci commesso il 9 ottobre 2016, a Is Mirrionis, con un colpo di pistola. Padre e figlio sono sotto accusa per omicidio volontario.

L'uomo ha dato la sua versione alla gup Lucia Perra, che poi ha rinviato l'udienza al 30 maggio per le richieste del pm Guido Pani e delle difese. Secondo gli investigatori Aru, difeso dagli avvocati Francesco Marongiu e Marco Fausto Piras, aveva battibeccato con un conoscente su Facebook e da lui era stato picchiato quando era andato a regolare i conti.

Così il giovane era tornato a casa "impaurito", anche per aver sentito il rivale dire "andiamo da Sandro a prendere il ferro" e "ora te lo ammazziamo davanti ai tuoi occhi", rivolto alla fidanzata, aveva prelevato un'arma e col padre Massmiliano (assistito dal legale Antonello Garau) era tornato in via Pertusola 4.

Lì aveva visto Picci e l'altra persona, la quale a suo dire aveva portato la mano alla cintola, come a voler prelevare una pistola, aveva estratto la sua ed esploso un colpo per poi fuggire. Non si era reso conto, aveva detto, di aver ucciso Picci. Poi si era costituito.

Oggi Massimiliano Aru ha detto che aveva ottimi rapporti con Picci, di non aver visto il figlio sparare e di aver subito provato a soccorrere la vittima. Poi era stato aggredito a sua volta ed era fuggito.

Andrea Manunza

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