La Direzione distrettuale antimafia e i carabinieri di Torino erano certi che la voce intercettata a lungo nell’ambito di una grossa operazione antidroga fosse la sua. Così prima lo hanno indagato, poi arrestato e tenuto in custodia cautelare per un anno e mezzo. Alla fine, terminato il processo, la convinzione non è cambiata, tanto che la pm Francesca Locci ne ha chiesto la condanna a 10 anni e mezzo di reclusione. Peccato che Paolo Gaviano, cagliaritano di 53 anni, almeno con quell’inchiesta piemontese – come stabilito ora dai giudici – non c’entrasse proprio nulla. La prova? L’uomo intercettato in alcuni passaggi faceva commenti sulla bellezza di una ragazza, ma Gaviano quei commenti non avrebbe mai potuto farli perché non ci vede.

L’assoluzione

Si è chiuso con l’assoluzione con la formula più ampia possibile, perché non ha commesso i fatti contestati, il procedimento coordinato dalla Procura del capoluogo piemontese nei confronti del 53enne cagliaritano, difeso dagli avvocati Francesco Marongiu e Marco Fausto Piras, ritenuto partecipe di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Paolo Gaviano risulta indagato anche in un’inchiesta della Dda di Cagliari, condotta dal pm Danilo Tronci, con il sospetto di essere il capobanda di un’organizzazione di trafficanti che operava in città, ma con il gruppo piemontese – come dimostrato dai suoi legali – non c’entrava nulla. Le due intercettazioni che il Ros e la Procura di Torino gli attribuivano come voce non sarebbero state supportate da alcun riconoscimento o accertamento. L’uomo ascoltato dai militari sosteneva di aver visto dei carabinieri e commentava sulla bellezza di alcune ragazze, cosa che l’imputato non avrebbe mai potuto fare a causa della sua cecità.

Le prove dissolte

In via Bosco Cappuccio, dove sarebbero avvenuti gli scambi di droga, risiedono altre persone sottoposte ad indagini per traffico di stupefacenti, dunque senza un’attività di osservazione, controllo e pedinamento (Ocp) risulta impossibile sostenere con certezza chi fosse a ritirare la merce. A insospettire gli investigatori sarebbe stato poi il soprannome “Occhio” dato all’indagatato dai complici, ma sempre le intercettazioni hanno stabilito che quella persone vedeva bene da un occhio, mentre l’indagato non ci vedeva per niente. Quando poi la difesa in aula ha chiesto di capire come si fosse arrivati ad attribuire a quella voce il nome di Gaviano, tanto da arrivare al suo arresto, l’accusa ha spiegato che sarebbe stato riconosciuto dai militari cagliaritani, senza però indicare chi avesse fatto il riconoscimento. E i giudici, alla fine, si sono convinti che ci sia stato realmente uno scambio di persone e lo hanno assolto con formula piena.

L’inchiesta

Nell’aprile 2021 l’operazione “Junior” era deflagrata con vari arresti, tra i quali due nell’Isola. La Dda torinese aveva smantellato una banda specializzata in traffici di droga dalla Spagna all'Italia, con ramificazioni in Sardegna, Piemonte e Sicilia. Fiumi di cocaina, hascisc e anfetamine che finivano, in parte, anche a Cagliari. Di questa banda, però, non faceva parte Paolo Gaviano.

Gaviano lo scorso novembre è stato arrestato anche nell’ambito dell’operazione “Family & Friends” della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, sfociata in 40 misure cautelari tra Sardegna, Liguria, Emilia, Toscana e Abruzzo. A capo della banda ci sarebbe stato il cagliaritano Giovanni Portas, mentre Gaviano avrebbe controllato l’attività di spaccio. L’accusa è quella di traffici di ingenti quantità di droga, prevalentemente hashish e cocaina.

© Riproduzione riservata