Cagliari-Milano per frequentare la scuola di Francesco Bellomo dove «sì, le borsiste - nonostante il freddo polare - le riconoscevi dalla minigonna, i tacchi e le calze color carne leggere leggere».

Tre giorni di lezioni intensive ogni mese nella sala del Gran Visconti Palace insieme a un centinaio di colleghi con i quali condividere lo stesso sogno: salire sulla cattedra di un tribunale.

Era il 2016. Lei ha 27 anni, è cagliaritana e a lezione da Bellomo ci andava con maglione e jeans. Mai stata una borsista e non vuole che il suo nome venga «associato in alcun modo a quello di cui è accusato un consigliere di Stato». Per questo preferisce l'anonimato, meglio non esporsi. Quel che accadeva durate i corsi organizzati dalla scuola "Diritto e scienza", di cui il magistrato accusato di essersi servito delle borse di studio per abusare di alcune ragazze era direttore, lo ricorda bene.

SCIENZA E SESSO Punto primo: il metodo. «A lezione diceva che ci avrebbe insegnato ad applicare la razionalità, ad avere un approccio scientifico anche alle relazioni sentimentali per imparare ad avere autocontrollo al momento dell'esame».

LE PRESCELTE Punto secondo: la strategia. «Il primo giorno veniva affisso l'elenco delle ragazze selezionate per un posto da borsista. E uso questa parola al femminile non a caso: erano tutte donne. Non so esattamente quali fossero i criteri visto che il corso era solo all'inizio, forse una ricerca sui social. Non saprei. Le prescelte dovevano sostenere dei colloqui e rispondere a domande molto personali. A una ragazza che era con me hanno chiesto che voto avrebbe dato al fidanzato da 1 a 10. E quando lei ha detto "8" si è sentita obiettare che era un voto troppo alto per un operaio. Ha preferito andar via».

Per chi ha trascorso ore lunghissime ad ascoltare gli insegnamenti del magistrato le accuse avanzate dalle Procure di Milano e Bari non sono state una sorpresa. «Era una cosa che sapevano tutti. Le regole sull'abbigliamento per le borsiste erano nelle riviste disponibili sul web, quelle che ora sono state secretate. E anche le relazioni che lui aveva con alcune di loro non sono mai state un segreto. Di solito arrivava a lezione direttamente in ascensore con una di loro nella sala dell'hotel in cui si tenevano le lezioni». E le ragazze non erano tutte uguali. «C'erano quelle di prima e di seconda fascia e le regole erano ovviamente diverse. Diciamoci la verità: la scuola costava 3.200 euro, una cifra che per alcune persone può essere davvero molto alta. Stare alle sue regole era un modo per risparmiare. Io ho seguito solo il primo anno e poi sono scappata».

La prossima occasione per conquistare uno scranno a palazzo sarà il concorso che inizierà il 23 gennaio. «Sì, ma io ora studio a casa».

Mariella Careddu

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