"Bellomo? Più che un caso isolato, direi che è un caso unico. Per fortuna. Ma mi preme porre una domanda: com'è possibile che questa cosa, risaputa e tollerata da molti, sia andata avanti per anni?». Se lo chiede Leonardo Filippi, avvocato e professore cagliaritano, che nel corso degli anni ha preparato un esercito di aspiranti magistrati al temutissimo concorso romano. «Si tratta di corsi organizzati e tenuti da persone serie, professionisti competenti. Dove, ovviamente, non c'è alcuna regola su dress code o altro".

Per prepararsi al concorso l'unica regola di cui si trova traccia a Cagliari è quella del silenzio. Ma è una questione tecnica. "Teniamo dei corsi online, ma chi vuole assistere può farlo. Ecco, in questo caso chiediamo di non interrompere i professori per non rovinare la registrazione", spiega Alessio Diliberto, amministratore della scuola di formazione Forum. Che poi aggiunge. "Questa vicenda potrebbe danneggiare anche scuole serie come la nostra, perché se si decidesse che c'è incompatibilità tra la carriera dei magistrati e l'insegnamento verrebbe compromessa la formazione degli studenti".

Oltre ai corsi sul web ci sono quelli tradizionali e intensivi. Il costo per partecipare supera i 1.800 euro e la retribuzione per i professori è di circa 100 euro a lezione. Ma non è l'aspetto economico quello che affascina i magistrati.

"Lo considero un ottimo modo per sforzarsi a un aggiornamento costante. Per insegnare è necessario informarsi, documentarsi il più possibile e conoscere gli argomenti con precisione", spiega un giudice che ricorda come la regola del silenzio sia imposta anche a loro in mancanza di un'autorizzazione ufficiale. "Sui rapporti tra insegnanti e studenti credo che il principio guida sia non superare mai la linea immaginaria che divide l'aspetto professionale da quello personale. Non confondere i due piani perché può capitare che ci siano complicazioni. Evitare aperitivi, uscite e pizzate. Non si sa mai".

M. C.

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