Con le restrizioni per il coronavirus la vita dei pazienti ricoverati nell'Unità spinale unipolare dell'Ospedale Marino di Cagliari si è fatta ancora più dura. Giovani e anziani che, a causa di incidenti stradali (per lo più in moto), cadute o altre patologie sono inchiodati a un letto o a una sedia a rotelle. Vietati, come in tutti i reparti italiani, le attività non strettamente necessarie e i contatti con i propri cari. Nonostante la buona volontà e la grande passione con la quale medici e infermieri si prendono cura di loro, superare le giornate diventa pesante. E a poco servono tablet o videochat al cellulare: la nostalgia e lo sconforto sono davvero brutte bestie. A capo dell'équipe multidisciplinare c'è Giuliana Campus.

Dottoressa, come state affrontando questo periodo? Il 2020 verrà ricordato come un anno senza precedenti. In Unità Spinale, l'attuale crisi sanitaria generata da coronavirus la sentiamo molto pericolosa, sia per i pazienti a casa che soprattutto per quelli ricoverati. Per molti di loro il contagio da Sars-Cov-2 andrebbe a sommarsi ad altre patologie finendo per aggravare seriamente il quadro clinico generale. Per questi motivi è stato necessario operare un isolamento precoce, già prima che disposizioni aziendali ce lo imponessero. All'inizio abbiamo autorizzato la visita di un solo parente (lo stesso parente) per paziente, previo controllo della temperatura, breve anamnesi e esclusivamente con l'utilizzo di idonee protezioni, successivamente, quando l'intensificarsi dei contagi in alcune aree d'Italia sembrava volersi diffondere, su disposizione aziendale, abbiamo impedito l'accesso a tutti i visitatori e limitato agli spazi interni lo spostamento dei pazienti.

Giuliana Campus (foto concessa)
Giuliana Campus (foto concessa)
Giuliana Campus (foto concessa)

Siete stati costretti ad adottare misure particolari?

In tempi normali, l'apertura verso l'esterno del reparto è stata una delle caratteristiche della gestione, molto apprezzata da parenti e pazienti; l'improvvisa chiusura e l'isolamento è stato abbastanza traumatico per gli ammalati sui quali siamo intervenuti attraverso un supporto psicologico e con una maggiore flessibilità organizzativa ma nello stesso tempo facendo grandi sforzi per garantire in sicurezza, nei limiti della contingenza, continuità assistenziale e cura. La tecnologia sicuramente ci ha aiutato perché le videochiamate con i parenti sono fondamentali nei momenti di crisi e di sconforto. Mai come in questo momento l'equipe grazie anche al sostegno della nostra psicologa ha mostrato tanta professionalità e umanità ed è stata vicina ai pazienti, anche se, al di là di tutte le nostre attenzioni e cure ciò che a loro manca è un abbraccio, una carezza, il contatto fisico con i loro cari. Misure dure, ma necessarie. A oggi, diversamente da quanto accade nella penisola, il reparto è esente da contagi, sia del personale sanitario che dei pazienti.

Avete ridotto l'attività?

L'evoluzione della crisi epidemiologica ha condotto inevitabilmente alla sospensione dei ricoveri, tranne per quelli a carattere di urgenza, alla dimissione dei pazienti in grado di rientrare al proprio domicilio, alla sospensione dell'attività ambulatoriale. Abbiamo invece dovuto ricoverare dei pazienti con patologie acute provenienti dalle Rianimazioni, dalle Neurochirurgie o da altri reparti per acuti. Al momento abbiamo 11 pazienti ricoverati, rispetto ai 15 abitualmente presenti. Medici e infermieri sono sotto stress Il personale ha mostrato ottimismo, disponibilità, altruismo senso del dovere, è costantemente informato sia sulle disposizioni aziendali, per il contenimento dell'emergenza, che sulle precauzioni da adottare, il timore del contagio è sentito e per questo l'adesione alle direttive aziendali e agli obblighi di utilizzo degli ausili di protezione è totale.

Avere affrontato anche difficoltà "Esterne"?

La chiusura degli ambulatori è stato un altro momento difficile ma la nostra richiesta di attivazione di un numero telefonico dedicato è stata immediatamente accolta dalla Direzione Generale dell'ATS e, grazie a questo servizio, possiamo assicurare consulenze quotidiane con i pazienti, i care giver , con i MMG per problemi sia sanitari che legati alla dispensazione di presidi e farmaci. Altre volte riceviamo telefonate da parte di ex pazienti che chiedono del nostro stato di salute: in momenti difficili come questo, pensare che loro si preoccupano per noi ce li fa sentire vicini e parte di quella che loro definiscono la loro seconda famiglia, quella della Unità Spinale. Ci auguriamo che questa singolare esperienza conduca non solo alla conquista del virus ma ci renda più preparati per nuove sfide con tutta la professionalità e impegno possibili e contribuisca a far emergere non solo le nostre abilità professionali ma soprattutto l'umanità che è uno dei requisiti fondamentale del nostro lavoro.
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