Golfo degli Angeli, 218 pale per 3 milioni di abitanti
Assalto alla costa di Cagliari: una devastazione non solo preannunciata, ma perseguita a colpi di progetti e societàUn tempo, da quelle fessure-feritoie incastonate sulle scogliere bianco-granitiche di Is Mortorius, costa di Quartu, si affacciavano grandi cannocchiali e telemetri di precisione. Traguardavano bersagli e distanze nemiche, occhi lunghi e profondi per scorgere tutti coloro che si affacciavano sul Golfo degli Angeli. Nel ‘43, seconda guerra mondiale, da quelle postazioni si sparò contro Safari, il sommergibile inglese che si affacciava davanti a Cala Regina. Non furono risparmiati colpi nemmeno contro i Lockheed P-38 Lightning, gli aerei-caccia bimotore in dotazione alla potente aviazione americana.
Avamposto a mare
La Batteria "Carlo Faldi", costruita nel 1936 sui ruderi dell'antica Tonnara, era uno degli avamposti "Fronte a mare" di Cagliari, vedetta contro incursori e invasori. Ora è un rudere, a ridosso del più nuragico avvistamento collocato più a monte, quel nuraghe Diana che quel proscenio lo dominava e controllava da millenni. Arrivarci non è impossibile, basta addentrarsi sulla tortuosa, ma pur sempre panoramica, strada che tratteggia la costa da Cagliari a Villasimius. I manufatti abbandonati segnano il degrado di un territorio tanto esclusivo quanto abbandonato a se stesso, come se lo scenario che si affaccia non meritasse menzione.
Difese & ruderi
Se ci si inerpica sul punto più alto dell'antica Batteria si capisce il perché di quel punto d'osservazione: l'orizzonte proietta lo sguardo lungo tutta quella "baia" che da sempre tutti chiamano Golfo degli Angeli. Ora che le difese sono spente dalla storia, su quel tratto di mare, però, si riaffacciano i nuovi "invasori", pronti ad occupare senza resistenza alcuna quello specchio d'acqua che va da Is Mortorius al Poetto, da Giorgino a Nora, da Santa Margherita di Pula a Chia, capaci di conficcare su quel mare la bellezza di 218 grattacieli d'acciaio, alti 300 metri e potenzialmente sino a 380, quasi come cento piani d'altezza. Una devastazione non solo preannunciata, ma perseguita a colpi di progetti e società, tutti messi in campo con l'obiettivo di far girare a dismisura la slot machine degli incentivi miliardari in ballo sull'eolico offshore.
Pantofole & illusioni
Chi vive tra illusioni e pantofole sussurra che tanto non li realizzeranno tutti, che forse solo uno o due potranno spuntarla. In realtà basterebbe solo uno per devastare l'intero specchio acqueo, figuriamoci poi se quei signori venuti da lontano cederanno le armi a favore di un concorrente nemico. La carta d'identità dei pretendenti del resto lascia comprendere che non si tratta di novelli convitati al grande party delle rinnovabili italiane.
Malagrazia di Jp Morgan
Il protagonista numero uno di questa scalata al Golfo degli Angeli è il colosso americano JP Morgan, il primo gruppo bancario degli States, una potenza finanziaria globale che da sempre sa dove bussare e come pretendere. Il loro piano è raccontato in due progetti ciclopici dal nome eloquente: Nora 1 e Nora 2. Non un nome a caso. Il portavoce dei banchieri d'America in terra sarda, un sardo prestato al verbo americano, con l'eleganza di un ippopotamo in una cristalleria, davanti al Sindaco e consiglieri comunali di Pula, nei mesi scorsi usò il candore di una fanciulla scappata di casa: «si tratta di due impianti, insomma, qui davanti a voi, sostanzialmente». Parole scolpite in una registrazione che non lascia sfuggire nemmeno un sibilo di quella confessione a microfoni accesi. I piani della Jp Morgan non avevano alcuna possibilità di convincere alcuno, ma dopo quell'illuminante "confessione" il tracollo comunicazionale della grande banca avrebbe potuto, forse dovuto, suggerire il ritiro di progetti e inviato. Invece no, persistono e spingono: il primo progetto punta a conficcare, a vista Is Mortorius, ben 53 aerogeneratori per 795 megawatt di potenza, capaci di soddisfare 700 mila utenze domestiche, il secondo 40 pale per 600 megawatt per 500mila utenze.
Il re delle autostrade
In quell'orizzonte, trafficato da navi e marinai, pescatori e viandanti del mare, però, gli americani non sono soli a scommettere sulla devastazione di quel tratto di costa. Due progetti, ancora più invasivi, li ha presentati la società che fa capo alla Holding di Carlo Toto, il concessionario delle autostrade abruzzesi. I suoi piani parlano di due impianti offshore, anche in questo caso con nomi non proprio originali, ma significativi: "Sardegna 1" con 37 turbine e una potenza di 555 megawatt e "Sardegna 2" con 55 pale e una potenza di 825 megawatt. Infine, sul fronte a mare compare la Repower, un colosso svizzero che nel Golfo degli Angeli ha progettato di "infilzare" 33 pale ciclopiche per 495 megawatt di potenza.
Cavo-guinzaglio
Il quadro è presto fatto: 218 pale complessivamente scaraventate sul solo Golfo degli Angeli per produrre 3270 megawatt, energia sufficiente per quasi tre milioni di utenti. Lo Stato di Roma ha pensato a tutto. Tra Terra Mala e Is Mortorius puntano a far arriva il cavo-guinzaglio di Terna, il Tyrrhenian Link, quello pensato per trasportare in Sicilia e Campania l'energia prodotta dalla devastazione del mare sardo.