Il cerchio è chiuso. Il blitz di Mario Draghi in persona si consuma prima del tramonto. Palazzo Chigi sceglie il venerdì sera, quando le Borse sono chiuse, per varare il decreto semplificazioni. Un vero bazooka in pieno stile Bce, un carro armato capace di polverizzare ogni resistenza. Un blitz senza precedenti che cancella con un colpo solo ministeri, poteri e norme di tutela. L'operazione è ingegnata da un suo fedelissimo, Roberto Cingolani, passato dalla produzione di armi nel cuore tecnologico della Leonardo Spa al più potente dei ministeri, quello della Transizione ecologica. Il testo del decreto non è ancora ufficiale. La bozza approvata è in transito da via del Corso verso il Quirinale. Il Capo dello Stato apporrà il sigillo presidenziale nelle prossime ore e il Poligrafico dello Stato metterà in moto le rotative nella santa domenica romana. Il contenuto del provvedimento è una mitragliata di 65 articoli per spazzare via ogni ostacolo all'attuazione del Recovery plan. Un piano che commissaria procedure e impone progetti, molto spesso più vicini a lobby che ad interessi generali. Nel mare magnum del provvedimento il blitz più sfrontato è per la Sardegna.

Piano segreto – Il piano segreto e sotterraneo che da mesi si stava congegnando per un assalto eolico all'Isola dei Nuraghi, in terra e in mare, si concretizza all'articolo più cospicuo, quello delle energie rinnovabili. Un pacchetto di riforme tutte a favore dei signori del vento e del sole, con progetti ciclopici pronti a devastare promontori e crinali, beni archeologici e insediamenti culturali e naturalistici. Non è necessario arrivare alla fine delle 62 pagine del provvedimento per trovare il blitz di Draghi e Cingolani sulla Sardegna. La premessa è quella di chi si candida a fare gli interessi delle industrie dell'Isola, la realtà, però, è dietro i preamboli. Con il comma 3 dell'art.32 la Sardegna viene di fatto "commissariata" sul versante delle energie rinnovabili. Per il governo troppi dinieghi ai signori del vento, troppe sentenze dei Tribunali contrarie allo scempio dell'orizzonte sardo. Palazzo Chigi ha fretta di accogliere l'invasione eolica dell'Isola. I progetti presentati in questi ultimi mesi alla Commissione di valutazione di impatto ambientale del Ministero della Transizione ecologica non erano una casualità. Un elenco sterminato di parchi eolici che da nord a sud dell'Isola, da Bitti ad Armungia, da Ploaghe a Siurgus Donigala, da Ulassai a Jerzu, sono pronti ad invadere montagne e crinali. Tutti progetti firmati da multinazionali e da società sconosciute pronte a vendere le autorizzazioni eventualmente conquistate al miglior offerente. Il piano del governo è calibrato per ogni esigenza, compresi i dettagli per l'ammodernamento come quello di Ploaghe della Erg. Più che un decreto legge sembra un computo metrico. Scorrendo le norme del decreto emergono disposizioni che sembrano scritte appositamente per superare bocciature e vincoli in terra sarda. Il Governo, però, va oltre. Per evitare incomprensioni il blitz sulla Sardegna lo scrive per esteso, senza interpretazioni, cancellando dal testo ogni richiamo ai poteri della Regione. Se il Capo dello Stato non introdurrà la formula di rito "d'intesa o di concerto" con la Regione Autonoma della Sardegna si consumerà uno dei più rilevanti attacchi del centralismo statale alla specialità autonomistica dell'Isola. Il Governo, infatti, ha messo nero su bianco il blitz proprio nel capitolo della «Accelerazione delle procedure per le fonti rinnovabili».

Regione esclusa – Nel decreto è scritto esplicitamente: «…entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, sono individuate le opere e le infrastrutture necessarie al phase out dell'utilizzo del carbone nell'Isola». Regione, dunque, totalmente esclusa dal provvedimento su una materia decisiva per lo sviluppo dell'Isola. Cosa intenda il governo per opere e infrastrutture necessarie non è dato sapersi, di certo punta a chiudere le centrali elettriche di Porto Torres e Portovesme creando un deficit energetico per l'Isola di oltre 1400 megawatt. Aver inserito quella norma nel quadro delle energie rinnovabili è, però, fin troppo chiaro. Una disposizione che si aggiunge ad altre che il decreto prevede e impone, a partire dalla cancellazione di fatto del Ministero dei Beni culturali che sui parchi eolici in Sardegna aveva sempre espresso pareri duri e contrari.

Pareri non vincolanti – Pareri «vincolanti» che ora si trasformano in «non vincolanti» e da esprimere in Conferenza di servizio, giusto per non perdere tempo. Insieme alla regione sarda viene di fatto commissariato anche il Ministero dei beni culturali: «Il Ministero della Cultura si esprime nell'ambito della conferenza di servizi con parere obbligatorio non vincolante. Decorso inutilmente il termine per l'espressione del parere da parte del Ministero della Cultura, l'amministrazione competente provvede comunque sulla domanda di autorizzazione. In ogni caso il rappresentante del Ministero della Cultura non può attivare i rimedi per le amministrazioni dissenzienti». In pratica il dicastero per la tutela del paesaggio e dei beni archeologici viene "cancellato" impedendogli persino di impugnare i provvedimenti. Un colpo di mano e uno di spugna che lascia presagire un piano studiato a tavolino per dare un via libera ai progetti eolici e solari, in Sardegna prima di tutto. E' in questo contesto che si inserisce il piano di invasione eolica a mare reso noto da "Top Secret", la trasmissione d'inchiesta di Videolina, che ha svelato i retroscena di un progetto che prevede la realizzazione, in dieci anni, di un parco eolico di ben 700 pale ciclopiche da 300 metri di altezza da realizzare a mare, nelle coste tra Alghero e Cagliari. La mappa delle aree a mare che pubblichiamo è quella contenuta nel piano illustrato alla Commissione Industria del Senato e tenuto nel più rigoroso silenzio. Una striscia imponente di rosso, come si vede dalla cartina, che dall'area di Capo Caccia ad Alghero sino al Golfo degli Angeli, davanti a Cagliari, individua batimetriche dove poter collocare le 700 pale flottanti per la produzione di oltre il 10% del fabbisogno di energia dell'intero continente. Uno specchio acqueo, proposto dal guru dell'energia eolica offshore, Alex Sorokin, di 5.000 chilometri quadrati, un quinto della superficie dell'intera della Sardegna.

Governo offshore – Che il governo stia pensando a sostenere e foraggiare l'eolico off shore è messo nero su bianco sul testo del Recovery Plan inviato a Bruxelles. Nel capitolo delle fonti rinnovabili è scritto esplicitamente: «Investimento 1.3: Promozione impianti innovativi (incluso off-shore). L'obiettivo del progetto è quello di sostenere la realizzazione di sistemi di generazione di energia rinnovabile off-shore, che combinino tecnologie ad alto potenziale di sviluppo con tecnologie più sperimentali».

Pale a Carloforte – E' chiarissimo che il blitz del governo punta a dare il via libera agli unici due progetti presentati sull'eolico a mare, uno in Sardegna e uno in Sicilia. Quello sardo riguarda la realizzazione di un parco eolico da 42 pale, da 300 metri di altezza, davanti a Carloforte e Masua, davanti al Pan di Zucchero e Porto Flavia. Il governo nel Recovery approvato è stato esplicito nel capitolo delle riforme. Al punto 1.1 è previsto: «Semplificazione delle procedure di autorizzazione per gli impianti rinnovabili onshore e offshore, nuovo quadro giuridico per sostenere la produzione da fonti rinnovabili e proroga dei tempi e dell'ammissibilità degli attuali regimi di sostegno». Come dire, quei progetti saranno approvati senza perdere tempo. Con una quantificazione di risorse destinate a quei progetti offshore già inserite nel piano inviato alla Commissione Europea. I signori dell'eolico in mare potranno contare sulla bellezza di 860 milioni di euro. Il vento soffia sui denari di Stato.

Mauro Pili

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