Una traversata di diciotto ore per raggiungere Civitavecchia.

È sembrato un viaggio interminabile quello fatto dai passeggeri saliti martedì sera a bordo della nave “Zazà”, della Moby. Partiti alle 20 da Cagliari, hanno messo i piedi in terra laziale soltanto alle 14 e 10 di oggi. “Una vera e propria odissea”, sbotta Pierpaolo Racugno che ha vissuto l'assurda esperienza con la moglie Mary Poddighe.

Entrambi di Iglesias, erano attesi alle 9 al porto di Civitavecchia per raggiungere Roma.

“Ci hanno aspettato per ore perché non abbiamo avuto neppure la possibilità di avvisare e, del resto, neppure noi capivamo le ragioni del procedere così lento della nave”. Nessuna informazione ufficiale durante la traversata: “Il mare non era mosso al punto da giustificare un'andatura così lenta - racconta Racugno - abbiamo pensato dipendesse da un guasto, anche gli altri passeggeri erano ovviamente spazientiti, ma da parte del personale non arrivava alcuna spiegazione”.

Intanto le ore passavano e la costa del Lazio era sempre lontana: “Abbiamo cercato disperatamente di metterci in contatto con le persone che ci aspettavano al porto, ma non è stato possibile perché i telefoni in alto mare non funzionano. Ho chiesto di potermi collegare al wi-fi della nave, ma inutilmente perché non era attivo”. Solo verso le 13, quando mancava ancora un'ora allo sbarco, i cellulari hanno ripreso a funzionare e hanno potuto avvisare i parenti. E, qualche istante prima di scendere dalla nave, si sono sentiti dire da un componente dell'equipaggio: “Come, non sapevate che i tempi di percorrenza della tratta con questa nave sono questi?”

La settimana prossima, quando la coppia farà rientro in Sardegna, presenterà una richiesta di risarcimento danni.

© Riproduzione riservata