Benché gli organi di stampa e di informazione in genere ci riportino quasi quotidianamente la notizia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sia ancora molto prudente nell’azzardare l’ipotesi di una possibile epidemia, evitando così inutili, quanto dannosi, allarmismi, tuttavia non si può negare che, purtroppo, ciò non è servito ad impedire agli effetti immediati della propagazione del Covid–19, anche "artatamente prodotti" dall’azione istrionica di taluni personaggi in cerca d’autore e di riflettori di sfociare in una dimensione critica davvero preoccupante. All’evidenza, non intendo certamente fare riferimento agli effetti relativi al profilo sanitario della vicenda, sul quale peraltro non ho competenza alcuna, quanto, piuttosto, a quelli relativi al profilo sociale e soprattutto politico della questione.

Non sarà allora superfluo, primariamente, cominciare a prendere atto del fatto che viviamo in un contesto geopolitico fortemente inserito nel generale processo di globalizzazione, sicché, a mio modesto avviso, sarebbe, come di fatto è, da ingenui, e aggiungo prudentemente il "forse", perché riconosco l’impegno costante profuso dal nostro Premier Giuseppe Conte, sul cui lavoro non ho davvero nulla da eccepire considerata la novità della situazione, ritenere che l’isolamento e la chiusura possano rappresentare una soluzione utile a contenere la propagazione del virus, tanto più, quando lo stesso, ha già preso piede, per così dire, sul territorio nazionale e non solo. E non sarà neppure superfluo ricordare che la strumentalizzazione della paura e la diffusione di un sentimento quasi di fine imminente, come pure la costante ricerca di (presunti) responsabili a tutti i costi, i quali non avrebbero messo in campo efficaci azioni di contrasto, lungi dal costituire la soluzione, rappresentano, invece, e al contrario, il modo migliore per “azzoppare” e contrastare l’azione di chi, quotidianamente, si dà da fare fattivamente sul campo, contribuendo unicamente alla diffusione di un clima di generale incertezza e creando così, e di conseguenza, grave nocumento alla collettività solo per il proprio personale tornaconto elettorale.

Il premier Giuseppe Conte (Ansa)
Il premier Giuseppe Conte (Ansa)
Il premier Giuseppe Conte (Ansa)

Ma allora quale può essere il modo migliore per affrontare questa emergenza sanitaria che ha già messo in ginocchio il nostro bel Paese? Pretendere di far cadere la testa del Premier Conte, metaforicamente si intenda, per favorire la nascita di un governo di c.d. unità nazionale, con un esecutivo “scialuppa in grado di accompagnare il paese fuori dal pantano e portarlo al voto”, come proposto dal leader leghista solo qualche giorno fa, poteva davvero costituire un rimedio al coronavirus? Ebbene, premesso che per quanto mi è dato comprendere la diffusione del virus è seria ma non ancora gravemente allarmante per fortuna, debbo dire che tentare di offrire una risposta agli interrogativi sopra riportati non è certamente cosa da poco essendo io priva di arti divinatorie. Tuttavia, ritengo, che a prescindere dai modi, la corretta gestione e la risoluzione della crisi, passino necessariamente attraverso azioni condivise e toni moderati e rassicuranti, non solo a livello nazionale ma anche internazionale ed europeo. Intanto, perché è di tutta evidenza, che l’atteggiamento tanto propagandistico, quanto sterile ed inopportuno, proveniente da una certa parte politica (nella specie, da una parte, quella di estrema destra facente capo alla Lega, e, dall’altra, quella sedicente neo centrista facente capo ad Italia Viva, che poi sembrerebbe aver fatto momentaneamente dietrofront) che cerca di trarre giovamento dalla emergenza solo, sembrerebbe, per "far fuori" il Premier "Giuseppi", divenuto oramai politicamente ingombrante siccome preparato e competente, costituisce un modus comportamentale piuttosto pericoloso, logoro, irresponsabile, tipico di chi, dopo aver gestito il potere, lo ha pure troppo velocemente perduto quando per un mojito di troppo, quando per un referendum nefasto.

Quindi, perché, sul piano nazionale, solo la assoluta trasparenza tanto nell’informazione, quanto nell’iniziativa politica, possono davvero contribuire non solo ad alimentare il ritorno ad una condizione di normalità, ma anche a ricucire lo strappo sociale determinato dalla paura incontrollata e, soprattutto, a recuperare il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni di riferimento. Infine, perché, sul piano internazionale, ed europeo in particolar modo, solo la cooperazione tra Stati finalizzata all’adozione di soluzioni condivise può davvero costituire la strada maestra, tanto più quando si voglia considerare l’Unione Europea come comunità di ispirazione democratica, flessibile ai cambiamenti, quali purtroppo quelli direttamente ed indirettamente ingenerati dal virus, e per ciò stesso propensa alla condivisione ed al rispetto del principio di partecipazione collettiva ai processi decisionali. Insomma, detto altrimenti e più semplicemente, questo non è il momento degli egoismi e delle divisioni, come qualcuno vorrebbe, perché, per un verso, è impensabile credere davvero di riuscire a superare l’impasse in cui ci troviamo fomentando contrasti tra istituzioni, professionisti, politica e cittadini, e, per altro verso, il persistere in siffatto irresponsabile atteggiamento altro effetto non ha se non sottolineare sia l’inadeguatezza cronica e radicata di chi se ne avvale, sia l’ “incapacità” di una certa parte dell’elettorato di “ribellarsi” all’appiattimento sistematico e acritico alle posizioni di un leader, qualunque esso sia, ingenerato molto spesso dalla mancanza di informazione e dalla scarsa conoscenza dei meccanismi decisionali. Troppi schiamazzi, troppi tatticismi, ma alla fine, a difettare, purtroppo, sono gli ingredienti più importanti: i principi, la politica, e la convinta partecipazione democratica.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato - Nuoro)
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