Imponeva alle allieve la minigonna, sì alla destituzione del magistrato Bellomo
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Il Consiglio di Stato ha scelto la linea dura nei confronti di Francesco Bellomo, il magistrato accusato di aver ricattato aspiranti magistrate della scuola che dirigeva, "Diritto e scienza", e ha detto sì alla sua destituzione.
La decisione, se - come molto probabilmente accadrà - sarà resa definitiva il prossimo venerdì dall’organo di autogoverno della magistratura ordinaria, è storica perché molto di rado il Consiglio di Stato ha comminato la sanzione massima nei confronti di uno dei suoi membri.
Intanto le procure di Piacenza, Milano e Bari (le città che ospitavano i corsi della scuola) hanno aperto indagini su Bellomo: il reato ipotizzato è quello di estorsione.
LE INDAGINI - Secondo il quadro accusatorio costruito dai racconti di alcune ragazze, il clima che si respirava tra i banchi era a dir poco singolare, con la selezione di alcune borsiste che sarebbero state invitate ad adottare un codice di abbigliamento discutibile, a non intrattenere rapporti con gli altri corsisti e a non avere fidanzati "sfigati".
"Mi chiese subito della mia vita privata - racconta una di loro - quanti fidanzati avevo avuto e cosa facevano. E poi disse che se decidevo di accettare, avrei dovuto perdere cinque chili entro marzo. Poi mi guardò in viso e mi disse: 'Hai le borse sotto gli occhi, con un paio di punturine risolviamo la situazione'". Pochi istanti dopo "provò a baciarmi. In un attimo mi sfiorò le labbra e io lo evitai. Rimasi pietrificata".
"Il dress code - si è difeso Bellomo in una lettera - è riconosciuto dai giuslavoristi come legittimo se liberamente accettato e coerente con le esigenze aziendali, e trovava la sua ragion d'essere nel ruolo promozionale che il borsista svolgeva, certamente agevolato da un'immagine attraente (cosiddetto effetto alone)".
IL PM - Coinvolto nelle indagini - per atti persecutori - anche il pm di Rovigo, Davide Nalin, che per questo è stato sospeso dal Csm.
(Unioneonline/D)