Ore 8.15: suona la prima campanella che segna l’inizio del nuovo anno scolastico. Nell’Istituto Comprensivo di via Stoccolma di Cagliari suona solo per i ragazzi delle delle medie (secondaria di secondo grado). Per quelli delle elementari (la primaria) bisogna aspettare il provvedimento che dica dove si può fare lezione.

Un gruppo di bambini accompagnato dai genitori chiede comunque di entrare. Ma il cancello si chiude davanti ai loro occhi. Le famiglie sanno che l’inizio dell’anno scolastico per loro è sospeso “sine die” per l’inagibilità della scuola e l’impossibilità di trovare una soluzione.

Saltata (per ora) l’ipotesi di allestire dieci tende per consentire lo svolgimento dei lavori di restauro nell’edificio (almeno fino a Natale), torna la possibilità di un trasferimento temporaneo alla scuola Italo Stagno, nel quartiere di Is Mirrionis.

Le famiglie chiedono di poter fare lezione in una delle otto aule che sono vuote nel plesso accanto della scuola media Regina Elena, sempre in via Stoccolma. «Non si possono deludere i bambini», dice Massimiliano Barbaro, rappresentate dei genitori della 3B. «Con le otto aule vuote, si potrebbe istituire un sistema di ingressi a rotazione. Un giorno entrano alcune classi, il giorno seguente le altre. E così via, fino alla soluzione del problema». 
«Le lezioni», spiega la preside Marcella Vacca, «sono sospese fino a che non interviene un provvedimento di apertura. Con nostro grandissimo dispiacere oggi non possiamo accogliere i nostri  studenti della primaria, aspettiamo di attivare il servizio prima possibile». Quando? «Lo deciderà l’organo competente», spiega la preside. L’organo competente è il Comune. «Noi siamo disponibili a qualunque soluzione», anche al trasferimento temporaneo alla Italo Stagno, ma naturalmente con tutte le garanzie e rassicurazioni del caso”. Tradotto: la certezza di un servizio scuolabus , la disponibilità di un maggiore personale Ata per gestire la sicurezza dei bambini in due istituti, il servizio mensa etc. 
Fuori dai cancelli di via Stoccolma i genitori protestano e chiamano i carabinieri «perché la scuola è un diritto e oggi viene negato». Nel frattempo arrivano anche gli uomini della Digos.

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