«Pronto? Guardi che signora Porcu, del piano di sotto, è fissa uscendo con il cane: oggi è la terza volta e non si può ». Deve aver sbalestrato un po' anche gli operatori del 113, cioè del Cot (Centro operativo trasmissioni) della Questura, la pandemia di coronavirus che ha trasformato i cittadini in reclusi. Talvolta, in delatori. Ma tutto serve e tutto è utile, quando si ha la responsabilità della sicurezza di una città: per questo, si ascolta e s'interviene. Il fatto è che rinchiusi sono anche i delinquenti, e i dati lo dimostrano: le telefonate al 113 sono molte di meno, rispetto a quando eravamo persone libere (dal virus, prima ancora che dalle restrizioni), perché i reati sono crollati. Il dato riguarda in particolare furti e piccole o grandi rapine, praticamente azzerati: soprattutto i "colpi" in appartamenti e in negozi chiusi.

Reati contro il patrimonio

Erano proprio quelli spesso segnalati al 113 dalla cittadinanza quando l'epidemia non c'era. «Chi li commette abitualmente», spiega il vice questore aggiunto Veronica Madau, portavoce della Questura, «sa bene che le nostre pattuglie non sono diminuite e che i tempi per raggiungere i luoghi in cui si commettono reati, ora che ci sono le limitazioni alla circolazione delle persone, si sono ulteriormente abbreviati». Significa manette praticamente sicure, quindi gli specialisti del settore reati contro il patrimonio - nel senso che li commettono - attendono tempi migliori e il ritorno del minimo di confusione che facilita la fuga. Colpisce l'azzeramento dei furti in appartamento, ma non stupisce: «Siamo tutti chiusi in casa, quando per ragioni di lavoro non dobbiamo essere fuori: i condomini sono molto più popolati, quindi in ogni palazzo ci sono più occhi e orecchie attenti all'attività dei ladri», spiega il dirigente della Squadra volante, Massimo Imbimbo.

Aiuto e ascolto

Soprattutto all'inizio del "tutti in casa" (il famoso lockdown ), ma a dire il vero ancora oggi perché le norme sono cambiate più volte, gli operatori del 113 sono diventati anche guide nei meandri dei Dpcm (i decreti del presidente del Consiglio dei ministri, Conte): la gente chiede se può andare in un luogo o in un altro, e loro pazientemente spiegano. «Più ancora di prima», ricorda Madau, «chi risponde al 113 conforta chi non può guadagnare perché non lavora in un servizio essenziale e si dispera perché in casa non entrano più soldi. Al 113 chiamano spesso anziani che vivono da soli e hanno paura: «Gli operatori», ricorda Madau, «si dedicano ad ascoltare, e a confortare, i più deboli, terrorizzati dalla pandemia».

Litigiosità

È uno dei punti su cui, particolarmente per quanto riguarda le famiglie in cui già si erano verificati maltrattamenti, «il questore Pierluigi D'Angelo ha chiesto a uomini e donne in divisa particolare attenzione», aggiunge la sua portavoce: «Fortunatamente, malgrado gli screzi portati dalla convivenza di famiglie numerose in spazi spesso ristretti, e con il divieto di uscire, non ha provocato molti episodi preoccupanti».

Un sugo criminale

Non si può dire altrettanto dell'episodio accaduto una decina di giorni fa e che tanto ha fatto parlare i cagliaritani: una donna prepara il sugo per il pranzo della famiglia, ma il dubbio (fondato) di aver sbagliato o dimenticato qualcosa la induce a consultare la vicina di casa. E quella, disgustata dopo l'assaggio, con parole assai poco gentili le dice che quel sugo fa proprio schifo. Urla la cuoca, urla la vicina, si accapigliano, arrivano i mariti ed è rissa, sedata a stento dagli agenti della Squadra volante. Le cronache non riportano se la Scientifica abbia repertato il sugo. Quello stesso sugo che all'assaggio, assai probabilmente, di per sé era quasi un reato.

Luigi Almiento

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