«Un disastro, siamo rovinati». Sono giorni bui per i pescatori di Santa Gilla: il caldo record del mese scorso ha praticamente annientato l’allevamento di cozze della laguna. La temperatura dell’acqua ha raggiunto un livello tale da uccidere il 90 per cento dei mitili. L’amara scoperta durante l’ultima ricognizione effettuata domenica tra i filari desolatamente vuoti. Il futuro è grigio, comprare semenza nuova ha costi elevatissimi, impensabili per chi vive dei prodotti del mare. A questo punto, è vitale l’intervento tempestivo della Regione, alla quale i pescatori chiedono aiuto. Altrimenti l’unica certezza è che nel 2025 le prelibate cozze della laguna saranno solo un ricordo.

Piero Lilliu, vicepresidente Cooperativa storica
Piero Lilliu, vicepresidente Cooperativa storica
Piero Lilliu, vicepresidente Cooperativa storica

Caldo record

Valter Rizzardini è il presidente di una delle cinque cooperative che si occupano dell’allevamento di cozze, ostriche e vongole. Un “esercito” di circa 70 persone che vivono dei prodotti di Santa Gilla. «Quest’anno è stata una strage. L’ultima botta di caldo delle ultime tre settimane di agosto ha ucciso, soffocandole, il 90 per cento delle cozze della laguna».  I pescatori di Santa Gilla sono abituati alla moria di mitili, ma mai sono stati raggiunti i record negativi dell’estate ormai agli sgoccioli. «Sono situazioni che si ripetono con cadenza regolare, con oscillazioni tra il 10 e il 30 per cento». E pensare che nei mesi scorsi avevano gridato al miracolo perché neanche un seme era andato perduto. «Pensavamo di aver superato indenni il periodo peggiore, che di solito si presenta tra giugno e luglio», racconta Rizzardini. La brutta sorpresa invece è arrivata. «Nelle ultime tre settimane di agosto il caldo record ha fatto raggiungere alle acque della laguna temperature eccezionali. Il termometro ha toccato costantemente i 30 gradi a causa dell’aria calda africana che si è impadronita della Sardegna». Davvero troppo per le cozze. «Sono in grado di sopportare al massimo 27 gradi, per un periodo massimo che non vada oltre i tre giorni». I pescatori speravano in un miracolo, che non si è concretizzato. «Purtroppo il maestrale, che avrebbe rinfrescato l’acqua, si è visto e il calore è stato una sciagura».

Il granchio blu

A completare il danno ha provveduto il famigerato granchio blu, che danneggia irrimediabilmente l’attrezzatura, bucando e spezzando con le chele reti, bertavelli e palamiti. I più grandi raggiungono anche mezzo chilo e sono abbastanza aggressivi. «Sono ghiotti di vongole, che hanno sterminato. I pescatori che si occupavano della loro raccolta hanno alzato bandiera bianca», afferma Rizzardini. «Per fortuna non riescono a introdursi nelle attrezzature utilizzate per le ostriche, che invece è riuscita a sopportare le temperature elevate dell’acqua, altrimenti il disastro sarebbe stato totale».

I danni

Il calcolo delle perdite raggiunge importi da capogiro. «I filari gestiti dalle cooperative di Santa Gilla sono 45, ognuno di essi è composto da 40 campate che, in condizioni ottimali, possono produrre circa 250 chili di cozze». I conti sono presto fatti: la produzione annuale della laguna può superare i 450.000 chili. «Ogni socio vende al consorzio le cozze a 2 euro al chilo. Il prodotto viene poi acquistato dai grossisti a 2,5 euro che poi – conclude Rizzardini - lo cedono ai venditori al dettaglio a 5 euro al chilo, compreso di Iva».

Andrea Artizzu

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