Balletto riaperture, è polemica: "Meno ordinanze, più test" VIDEO
Diventa un caso politico quello dell'indice di contagio calcolato solo per 11 comuni sui 377 dell'Isola. Solo Olbia riapreRiaperture sì, anzi no. E scoppia la polemica sulla fase 2 in Sardegna.
Gli esperti della Regione sono riusciti a calcolare sono per 11 comuni l'indice di contagio R(t), lo ha detto ieri Christian Solinas speigando che l'indice di trasmissibilità del virus non è calcolabile per i comuni con meno di trenta contagi.
Risultato: 366 comuni su 377 hanno un indice NC, non classificabile. Eppure sindaci e imprenditori attendevano con ansia il famigerato numero che - come prevede l'ordinanza regionale - se al di sotto della soglia di 0,5, avrebbe permesso le aperture già da lunedì 11 di alcune attività ancora chiuse per l'emergenza coronavirus. Parrucchieri, estetisti, tatuatori, profumerie, gioiellerie, negozi di abbigliamento e calzature.
L'indice di contagio a Cagliari è ben al di sopra della soglia, ma accorpando l'intera Città Metropolitana si attesta a 0,45. Tutti i comuni del cagliaritano hanno deciso di non riaprire. Non può dare il via alle aperture anticipate Sassari, la città più colpita e con un indice di contagio troppo vicino a 1 (0,96). L'R(t) è stato calcolato anche a Ossi, che ha superato i 30 contagi per via del focolaio nella casa di riposo Villa Gardenia, è di 0,11. Serrande giù anche a Nuoro e Oristano.
Tra i grandi comuni, l'unico a riaprire sarà quello di Olbia, per decisione di Settimo Nizzi. La città gallurese è tra i comuni NC. Per il resto, regna il caos: i 366 comuni con indice NC possono riaprire? Anche senza un protocollo di sicurezza ufficiale per negozi come estetisti e parrucchieri? Il sindaco di Dolianova, zero casi in paese, ha firmato un'ordinanza analoga a quella di Nizzi.
L'OPPOSIZIONE - E sul balletto scoppia la polemica: "Il costo della supponenza di Solinas e della sua Giunta verrà pagato dai piccoli imprenditori già allo stremo. Imprese che già questa settimana avevano sanificato i loro locali e richiamato dalla cassa integrazione in deroga i loro dipendenti, e che adesso invece si troveranno ad affrontare l'ennesima delusione", tuona il capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale Francesco Agus.
"Ha illuso tutti di voler anticipare le aperture in deroga al Dpcm, con un'ordinanza confusa e difficilmente applicabile con la quale scarica le responsabilità sui sindaci", gli fa eco il segretario Pd Emanuele Cani.
"Più che proclami trionfalistici e ordinanze inapplicabili - attacca Cani - servono tamponi e test in larga scala. Ad oggi, con poco più di 30mila tamponi, vantiamo un primato negativo a livello nazionale. I dati ufficiali sulla pandemia sono sicuramente incoraggianti, ma è sbagliato immaginare provvedimenti di alleggerimento delle restrizioni senza un'adeguata conoscenza che si basi su numeri importanti di test effettuati".
CHESSA - I commercianti, dal canto loro, vorrebbero riaprire. Ma chiedono certezze e protocolli di sicurezza ufficiali, anche per non rischiare di andare incontro a sanzioni e provvedimenti di chiusura.
"Stiamo lavorando a un protocollo di sicurezza verrà concordato con il comitato scientifico e le aziende sanitarie della Sardegna", spiega l'assessore al Commercio Gianni Chessa, confermando che un protocollo ancora non c'è. "Stiamo con i commercianti, non lasceremo nessuno solo: è un momento difficile, siamo di fronte a una pandemia, ma ce la faremo".
(Unioneonline/L)