In Afghanistan lavorava come professoressa: “E’ successo tutto all’improvviso. Il giovedì era tutto tranquillo – racconta -, si sapeva che i talebani stavano avendo la meglio nelle province, ma tutto procedeva regolarmente. Era giorno di esami, arrivavano studenti a scuola da tutto il Paese. Le prove si sono svolte normalmente e siamo tornati a casa con i fogli degli elaborati”.

Per è arrivato il venerdì, festa, quindi sabato, il disastro: "Sono uscita per andare a scuola e ci hanno detto che Kabul era caduta. Ci hanno raccomandato di tornare a casa e di non uscire. Lì abbiamo capito che era tutto finito. Che la scuola era finita, che il nostro futuro non era più sicuro".

Quindi la decisione, obbligata, di partire. E’ il racconto di una profuga afghana ospitata a Cagliari, che in lacrime descrive la sua esperienza. Niente nomi e niente foto, c’è paura di essere riconosciuti e di diventare bersaglio a distanza dei talebani.

"A Roma l’accoglienza è stata meravigliosa, poi ci hanno detto che ci avrebbero portati in un’isola”. Nuova preoccupazione: “Ma cosa significa? Dove ci portano? Ci hanno fatto salire su una nave, la notte del viaggio nessuno ha dormito”.

Ma all’arrivo a Cagliari ogni preoccupazione è svanita: “Da come ci hanno accolto abbiamo capito che eravamo stati fortunati, che eravamo capitati in un posto dove le famiglie potevano stare meglio che a Roma. E poi nei giorni successivi il calore della gente che si è avvicinata e ci ha dato una mano, con il cuore”.

La notizia più bella? “Ci hanno detto che i nostri figli possono andare a scuola. Questo per noi è il futuro”.

“ACCOGLIENZA MERAVIGLIOSA” – Nel gruppo dei profughi giunti a Cagliari c’è anche un padre di sette figli, che in patria ha lavorato con gli italiani, verso cui è molto riconoscente: “Gli italiani in Afghanistan sapevano trattare con la gente e sapevano farsi voler bene. Quando sono stati mandati in un'altra zona del Paese e sostituiti da altri soldati di altre nazioni non è stata più la stessa cosa. Lì abbiamo capito che gli italiani erano davvero di un'altra pasta".

L’arrivo nel nostro Paese è stato una conferma: “Splendida accoglienza a Roma, poi in Sardegna è stato meraviglioso. Noi avevamo solo i nostri vestiti da viaggio, ci hanno chiesto di dare un elenco di indumenti utili. La lista era un po' lunga, quasi avevamo vergogna di consegnarla. Ma loro - e ringrazia soprattutto Alessandro della Caritas, ragazzo cagliaritano sempre in prima fila anche in altre occasioni per l'accoglienza ai migranti - sono stati eccezionali. Soprattutto perché, al di là delle cose materiali che ci servivano, erano sempre vicini a noi. E lo stesso si è ripetuto con la gente che abbiamo incontrato nei giorni successivi. Questa è la nostra seconda casa, vogliamo essere parte di questa comunità".

(Unioneonline/L)

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