Il soffio teso del vento di Monte Cardiga, a ridosso di Armungia e Ballao, traguardando Villaputzu e Perdasdefogu, spazzola la criniera delle capre d'altura come se ad ognuna volesse imporre un'ardita mascagna permanente. L'orizzonte si staglia su guglie di calcare, arrotondate da cisto e corbezzolo, con canyon infiniti e profondi dove si dispiega, con tutto il suo impeto, il Flumendosa, uno dei grandi fiumi della Sardegna. Qui Emilio Lussu, il Capitano dell'intrepida Brigata Sassari, sin da bambino ha forgiato carattere e destrezza, con cavallo e fucile. Di questa terra ha raccontato gesta e miserie: isolata dal mondo, povera e ricca, misteriosa e persino sovrannaturale.

Il Cinghiale del Diavolo

In queste impervie stradine di montagna, da sempre riservate a cacciatori e pastori, è dipinta la maledizione del Cinghiale del Diavolo, uno dei racconti più affascinanti e coinvolgenti sulle grandi battute di caccia nel cuore del Gerrei. Mai e poi mai, però, il Capitano Lussu, avrebbe potuto immaginare che uno dei primi giorni di questo nuovo anno, un ignoto studio inglese, Queequeg Renewables Ltd, potesse far razzia di una delle sue più epiche orazioni. Obiettivo degli anonimi signori, registrati a due passi dal London Brigde, scaraventare su quei monti, tra Armungia e Ballao, un parco eolico da ben 100 mega watt e 14 pale ciclopiche da 220 metri d'altezza ciascuna.

Oratio pro Ponte

Novembre era inoltrato, nel 1957. Una delle tante crisi di governo, tanto per non disconoscere la consuetudine di questo Paese, stava per essere risolta con la nomina del sen. Adone Zoli a Presidente del Consiglio dei Ministri. Lussu è a Roma. Deputato, prima di tutto sardo, di Armungia. Non perde tempo. Inforca carta, penna e calamaio. Alla storia degli atti parlamentari passerà come Oratio pro ponte, per la costruzione del Ponte-passerella sul Flumendosa.

La terra più povera

Il deputato Lussu, rivolgendosi direttamente a Zoli, appena insediato a Palazzo Chigi, chiede la realizzazione di un modesto ponte per scavalcare il fiume in piena e consentire la coltivazione, tutto l'anno, anche dell'altra sponda: «Faccio seguito alla tua promessa, che io prendo sul serio, sul ponte-passerella. Accludo anche una cartina, fatta alla meglio, scala 1:100.000. La zona interessata - territorio dei Comuni di Armungia e Villasalto - è a cavallo del medio Flumendosa, dopo il Tirso il fiume principale della Sardegna. Appartiene al Gerrei, provincia di Cagliari. Capoluogo del mandamento è San Nicolò Gerrei, dove cento anni fa fu scoperta la "tavola trilingue", che, con una epigrafe in latino, greco e punico, ha dato la chiave approssimativa della lingua che parlavano i cartaginesi. Si trova nella parte montana sud-occidentale dell'Isola, a 70 chilometri da Cagliari, dominante è la strada provinciale Cagliari-Ballao-Muravera. A giudizio di quanti, continentali e sardi, conoscono l'Isola, è la regione più povera: per la mia esperienza, la più povera di tutta l'Europa occidentale».

Solo dodici cavalli

Prosegue il Capitano: «Un tempo ricca di foreste e di pastorizia, con pochi passaggi obbligati, poté difendere i suoi pascoli e la sua caccia dalle scorrerie delle tribù più nomadi. La sua risorsa essenziale, dunque, era la pastorizia. L'anno in cui sono nato, 1890, a Villasalto e ad Armungia, mia tribù di nascita, v'erano 130 mila capi di bestiame: vaccini, ovini e suini. Distrutte le foreste dagli incendi e dalle devastazioni degli imprenditori di carbone, oggi questi capi sono ridotti a 15 mila. Ad Armungia, quando io ero ragazzo, v'erano 200 cavalli: oggi ve ne sono 12».

L'ingresso di Ballao (L'Unione Sarda)
L'ingresso di Ballao (L'Unione Sarda)
L'ingresso di Ballao (L'Unione Sarda)

Dopo 64 anni

Sessantaquattro anni dopo, a Gennaio inoltrato, nel secondo anno della pandemia, al Ministero dell'Ambiente giunge, a ciel sereno, un pacco di carte con un titolo emblematico: «Nuovo impianto per la produzione da fonte eolica nei comuni di Ballao e Armungia». La cartografia è la riproduzione moderna di quella consegnata da Lussu a Zoli, in questa, però, anziché un ponte-passerella, prevedono di conficcare, davanti a Monte Cardiga, una selva orrenda di pale eoliche, degna dei peggiori assalti coloniali che queste terre avevano sempre respinto.

Paradisi fiscali

Il progetto ha un committente: Econergy Project 2. Una modesta società a responsabilità limitata, sede a Milano, che fa capo ad una compagine registrata guarda caso in un paradiso fiscale. La Econergia Devlux Sa Rl, sede in Lussemburgo nella Rue de Bitbourg 19. A capo della società c'è un certo Yoav Shapira. Un signorotto di 51 anni che di Armungia e Ballao ignora persino l'esistenza. La residenza del signore del vento, dichiarata nel gotha delle società del Lussemburgo papers, non è dietro l'angolo di Escalaplano: Raanana Rashi, ovvero Israele. Operazione eolica blindata in un palazzo dove, allo stesso indirizzo, e allo stesso soggetto, fanno capo altre 55 società, stesso tenore, stessa segretezza fiscale. Ad avvallare il carattere top secret della mission israeliana è lo studio di progettazione dichiarato nel frontespizio dei documenti.

Il piano della Econergy (L'Unione Sarda)
Il piano della Econergy (L'Unione Sarda)
Il piano della Econergy (L'Unione Sarda)

Da Israele a London

Questa volta siamo a Londra, in uno di quegli uffici a tempo, senza sedie e senza scrivania. Un solo numero in codice per contattarli: "Unit 3.21" di Great West Road, London. Il resto è tutto scritto in 12 faldoni dove i progettisti attualizzano l'Oratio pro Ponte di Lussu. I concetti sono espliciti: terra povera, spopolata, nessun valore ambientale e paesaggistico, un vento che soffia come una bufera.

La farsa del lavoro

La conclusione è disarmante: con 14 pale ciclopiche da 220 metri d'altezza, le più grandi mai proposte in Sardegna, quasi 7 megawatt ognuna, porteremo in questa povera terra sviluppo e lavoro. Il progetto, alla fine, è costretto a dichiarare in cosa consiste realmente questo piano di crescita e occupazione.

Quattro dipendenti

Le ricadute sociali sono messe nero su bianco: «La proponente prevede di assumere non meno di 4 unità di personale residente nelle aree interessate, per attività gestionale, amministrativa e di controllo». Nei conti economici si spingono anche ad esaltare il grande impegno finanziario annuale per questi ipotetici quattro posti di lavoro. Ogni anno prevedono una spesa di 112.000 euro. Peccato che omettano di esplicitare i guadagni che avrebbero dagli incentivi energetici infilzando le montagne del Cinghiale del Diavolo. I conti, però, sono presto fatti. Il guadagno da ogni megawatt prodotto è di 250 mila euro all'anno. Ogni pala genererà un milione e 650 mila euro di incentivi. Quelli pagati, per intenderci, attraverso le bollette, cosiddetti oneri di sistema, da ogni singolo cittadino utente.

La mappa delle pale (L'Unione Sarda)
La mappa delle pale (L'Unione Sarda)
La mappa delle pale (L'Unione Sarda)

Incassi da 23 milioni anno

Se i conti non sono un'opinione i 92,4 megawatt, che vorrebbero installare a cavallo di Armungia, Ballao, Villaputzu, Perdasdefogu e Escalaplano, produrranno la bellezza di 23 milioni di euro all'anno. Alla faccia della ricaduta sociale dei 112 mila euro. Il solo coraggio di enunciare i benefici sociali lascia comprendere l'ardire di questi signori del vento. Tra le "prebende" dell'operazione, annunciano che sono pronti a sborsare royalties per un milione di euro, senza mai esplicitare se si tratta di una cifra annua, e sarebbe comunque ridicola, oppure, peggio ancora, una tantum. Sarebbero guadagni per i comuni, sostengono nel progetto. Peccato, però, che, nell'esaminare le virgole delle carte, si legga: «Royalties che si tradurranno in azioni di compensazione e riequilibrio ambientale, per l'indennità di acquisizione del diritto di superficie da erogare annualmente ai privati, ed ancora la quota di imposta Imu trattenuta dai comuni». Non è un caso che la società madre sia registrata in un paradiso fiscale.

Tasse gratis

In questo piano economico c'è scritto che le royalties, destinate in teoria ai Comuni, serviranno per pagare le tasse: le loro. Non solo vogliono saldare le tasse con i soldi eventualmente destinati ai Comuni ma non perdono occasione per gettare un vero e proprio anatema sul patrimonio ambientale del territorio. Lo scrivono senza ritegno: «Non si ravvisa la presenza di elementi percettivi visivi di qualità particolare». Il capitolo del degrado è un atto d'accusa verso gli uomini che hanno vissuto e vivono in queste terre.

Una pala eolica da 220 metri (L'Unione Sarda)
Una pala eolica da 220 metri (L'Unione Sarda)
Una pala eolica da 220 metri (L'Unione Sarda)

Paesaggio e degrado

Per i signori delle pale i segni della devastazione ambientale sono figli di queste popolazioni: «L'attuale paesaggio del settore montano appare segnato da un millenario uso estensivo delle risorse, dove gli ecosistemi naturali che contraddistinguevano il territorio originario hanno progressivamente lasciato il passo a sistemi profondamente condizionati dalle azioni dell'uomo». E' per questo che i venditori di vento altrui, da Israele, Milano, Londra e Lussemburgo, hanno scelto di proporsi come veri e propri messia dell'ambiente nelle montagne del Gerrei. Peccato, però, che quelle pale eoliche siano destinate a sventrare irrimediabilmente il paesaggio di questa terra selvaggia ed esclusiva. Oro c'è silenzio sulle pendici di Monte Cardiga. Le raffiche di vento falciano l'orizzonte. La maledizione del Cinghiale del Diavolo, qui, nei monti del Capitano Lussu, non ha mai smesso di tenere lontani gli invasori.

Mauro Pili
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