Il messaggio social irrompe nel cuore della notte. Le ventiquattro di giovedì scorso sono appena scoccate. L'allarme arriva direttamente dall'interno della motonave Maria Grazia Onorato, insegne della Tirrenia sulla livrea. L'attracco è al molo Ponente del porto commerciale di Cagliari. Nella stiva della nave una decina di rimorchi con contrassegni da brivido: rifiuti pericolosi. I simboli sono eloquenti: si tratta di un gigantesco carico di amianto proveniente dal nord Italia destinato alle discariche della Sardegna.

Divieto assoluto

Tutto questo nonostante il divieto assoluto di importare rifiuti nell'Isola, tanto più quelli pericolosi. Divieto ribadito dalla Regione in tutte le sedi di giudizio e affermato con sentenze pesantissime dal Tar Sardegna. La nave, partita da Livorno con tappe ad Olbia e poi a Cagliari, da settimane svolge la duplice rotta sarda. Ad accogliere il carico di morte ci sono solo i lavoratori portuali. I trattori di porto agganciano i rimorchi per posizionarli nel piazzale proprio davanti all'ormeggio del traghetto. Nessuna ispezione, nessun controllo, nessun accertamento per quel contenuto avvolto nei sacchi bianchi che varcano impunemente il molo traghetti del porto sardo. Le insegne di morte sono ben incise ed evidenti sul fronte strada del parcheggio dei tir, davanti all'inconscio mercato dei pesci, che si animerà solo all'alba.

Tir nascosti

I primi sei tir carichi di veleni trovano spazio lì, defilati e nascosti nel mare magnum di rimorchi scesi dalla nave. La visuale è inquietante, sia visti da terra che dal volo che li individua nel mucchio. Alcuni mezzi carichi di amianto non hanno né le sponde laterali e tantomeno quella posteriore. Nel bianco candido di quei sacchi pieni di veleni continentali spicca, come un pugno in faccia, un'immagine eloquente: il petto umano stilizzato divelto da un'esplosione. Il modo più esplicito di rappresentare il contenuto di questi carichi pericolosi arrivati dritti dritti in Sardegna dal nord Italia. Non rifiuti pericolosi come altri. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è stata chiara e inappellabile: «Tutti i tipi di amianto sono cancerogeni». È sempre l'organizzazione internazionale a ribadire il pericolo di questo materiale: «Le fibre di amianto possono infatti causare tumori del polmone e mesoteliomi. Il processo di sviluppo della malattia - secondo gli scienziati - è estremamente lungo: passano in genere oltre 25, e spesso 40-50, anni dall'inizio dell'esposizione all'amianto prima che compaia il cancro, in particolare il mesotelioma». Interrare indistintamente questo materiale è un disastro infinito.

Notte in porto

I tir carichi di veleni giunti a Cagliari hanno trascorso la notte abbandonati nel parcheggio dell'avamporto in attesa dell'ultimo viaggio, quello verso l'interramento nell'enclave dei veleni tra Gonnesa e Carbonia. Tutti da "nascondere" nell'avamposto del Sulcis dove, da due anni e mezzo, nonostante divieti e diffide, c'è un via vai di rifiuti provenienti dal nord e dal centro Italia. I signori dei veleni hanno messo nero su bianco il motivo: la Sardegna è l'unica regione che ha discariche disponibili per rifiuti pericolosi.

Sottoterra

L'amianto killer finirà interrato, sepolto nel dimenticatoio perenne, con i rischi devastanti per falde idriche e percolati. Un pericolo infinito per la salute umana e l'ambiente. Fusti e sacchi che finiranno interrati in discariche autorizzate ad accettare solo ed esclusivamente i rifiuti prodotti nel territorio regionale. Lo sbarco d'amianto, ignorato da ogni genere di controllo, con centinaia di tonnellate di un materiale definito letale per l'organismo umano è un pericolo di gravità inaudita per la Sardegna, con discariche che vengono riempite a dismisura con rifiuti extraregionali, non lasciando più spazio per quelli prodotti nell'Isola, costringendo a realizzarne di nuove. Con tutte le conseguenze di un territorio sempre più avvelenato.

La lobby

L'amianto giunto ieri nell'Isola, frantumato e in polvere, conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che la lobby italiana dei rifiuti considera la Sardegna una vera e propria discarica a cielo aperto di pericolosissimi veleni. Le stesse segnalazioni fatte da più soggetti su questo sbarco agli organi competenti non hanno, per il momento sortito, gli effetti dovuti, quasi ci fosse un silenzioso lascia passare nella terra dei nuraghi.

Verso il Sulcis

E intanto da ieri a fine mattinata è iniziato il lento trasbordo dei mezzi dall'area portuale verso la strada statale 130, quella per il Sulcis. Missione la discarica tra Carbonia e Gonnesa, quella già finita sott'accusa per aver interrato i rifiuti più pericolosi, a partire proprio dall'amianto mortale proveniente dal nord e centro Italia. L'arrivo nell'Isola di questo nuovo carico rappresenta una vera e propria sfida alle istituzioni regionali che si erano costituite in giudizio al Tar Sardegna per ribadire il divieto assoluto a questo tipo di traffici di rifiuti velenosi nella terra dei Nuraghi. L'arroganza dei signori dei veleni continentali, però, con il silenzio di molti, continua ad avere la meglio.

Mauro Pili
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