Al Brotzu un altro cantiere: Pronto soccorso da rifare
Partono i lavori per il rispetto delle normative anti-Covid. Con quattro anni di ritardoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Grandi lavori all’Arnas Brotzu, i due ospedali che ne fanno parte diventano cantieri, e nessuna comunicazione ufficiale e/o scritta è stata fatta ai sindacati e alle migliaia di operatori sanitari che lì ogni giorno devono garantire le cure ai pazienti che arrivano da tutta la Sardegna.
La novità è che anche il Pronto soccorso sarà ristrutturato, in osservanza di disposizioni anti-Covid del 2020. Si comincia a dicembre e, sulla carta, si termina tra un anno e mezzo. Insomma, nel momento in cui c’è in ballo la questione incandescente delle sale operatorie del Businco che devono chiudere e del trasferimento dei reparti e degli interventi chirurgici al San Michele, quando inizieranno presto anche lavori in Endoscopia digestiva e in Emodinamica, quando – racconta un infermiere – le salme escono dal servizio manutenzioni perché nelle pertinenze delle camere mortuarie c’è un altro cantiere, mentre la situazione è esplosiva e mai si era registrato un malcontento così forte e diffuso di tutti i dipendenti, ecco un altro “caso” che contribuirà a incrementare la tensione, anche perché questa operazione al Pronto soccorso – che fa oltre 130 accessi quotidiani – è un “adeguamento strutturale, impiantistico e tecnologico alle disposizioni anticontagio”, cioè decolla con quattro anni di ritardo, a pandemia grazie a dio archiviata da un pezzo.
Il via libera
«I lavori inizieranno i primi di dicembre e dureranno 18 mesi – fa sapere l’Azienda – l’importo (fondi Pnrr) è di 5 milioni 800mila euro. Consistono nella ristrutturazione di aree afferenti l’Emergenza urgenza del San Michele: Obi, Endoscopia digestiva, plasmaferesi, locali del vecchio Pronto soccorso. Per ora – specificano – non sono previsti spostamenti o trasferimenti».
Il via è stato dato con due deliberazioni del 31 ottobre scorso firmate dalla direttrice generale Agnese Foddis e dal direttore sanitario Raimondo Pinna e arriva dopo un lunghissimo iter burocratico che parte da una norma della Regione di luglio 2020 che definisce un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e la ristrutturazione del Pronto soccorso con l’individuazione di distinte aree di permanenza per i pazienti sospetti Covid-19 o potenzialmente contagiosi, separazione dei percorsi, eccetera.
La lettera
L’Usb Sanità ha scritto all’assessore Bartolazzi, alla commissione Sanità del Consiglio regionale, al prefetto, al sindaco e ai vertici dell’Arnas per denunciare ancora una volta «la disorganizzazione» della più grande Azienda dell’Isola. Sottolinea Gianfranco Angioni che «a pochi giorni dall’annunciata partenza dei primi lavori al Businco, si apprende che un altro finanziamento Pnrr di circa 9 milioni di euro è giunto alla fase di approvazione del progetto esecutivo. Ci chiediamo qual è la data di avvio, e quali accorgimenti sono stati predisposti per l’eventuale interdizione delle attività assistenziali». Inoltre, «non siamo tranquilli sulla gestione sanitaria e organizzativa che dovrà essere messa in atto in un momento già complicato, con una pesante carenza di personale e l’ospedale riempito come un uovo. Ora i lavori Pnrr stanno per iniziare tutti insieme, con sovrapposizioni che destano non solo preoccupazioni tra i sanitari e tutto il personale, ma anche per tutta l'area emergenziale del Sud Sardegna, già in affanno».
Le prospettive
Interviene il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus: «Se non si trattasse di salute pubblica ci sarebbe da ridere per i tratti grotteschi della vicenda. L’ospedale più importante della Sardegna sta rinnovando il Pronto soccorso per adeguarlo alle normative anti-Covid. Come se un paracadute si aprisse un’ora dopo la caduta. Sulla base di quali piani si stanno avviando cantieri che inevitabilmente influiranno sulle cure dei pazienti e sulle condizioni di lavoro dei sanitari? La situazione preoccupa per l’assenza di chiarezza: interi reparti chirurgici vengono spostati senza un progetto, sale operatorie chiuse senza un piano di riserva. A questo punto l’assessorato non può restare passivo: servono direttive chiare e urgenti. Non si può avere un atteggiamento burocratico e inerte di fronte ad azioni che avranno un impatto su tutta la regione. Alcune opere, su tutte l’improvvido rifacimento delle sale operatorie del Businco, rischiano di causare più danni che benefici, e sarebbe necessaria la fermezza di bloccarle finché siamo ancora in tempo».
Cristina Cossu