Blitz del Governo, l’Isola ora rischia la valanga
Con le nuove norme corsia preferenziale per i progetti eolici, entro l’anno si potrebbe generare un numero di autorizzazioni senza precedentiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Lo “tsunami” è dietro l’angolo. Il Governo, quello di Roma, ha dispiegato l’ultima arma letale: il Decreto per le accelerazioni per pale e pannelli in terra sarda. L’elenco è l’ultimo preavviso prima della “valanga” autorizzativa. In ballo ci sono centinaia di progetti che dal diciotto ottobre scorso, data del varo dell’ultimo “atto di guerra” verso la Sardegna, sono in corsia di sorpasso pronti ad essere approvati a spron battuto da una moltitudine di commissioni e miliziani energetici arruolati per l’attacco finale. Mai come ora l’Isola dei Nuraghi è stata sotto attacco. L’ultimo ritrovato dei Palazzi romani lo hanno pomposamente chiamato «disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese».
Tutela per le lobby
In realtà più che «tutela» è un colpo letale per “Paesaggio”, “Beni Culturali e Archeologici”, relegati impunemente a ruolo marginale, nonostante i valori costituzionali che da sempre incarnano. L’unica tutela che emerge, ancora una volta, è quella riservata a lobby e faccendieri, pronti a depredare senza scrupoli il “paesaggio identitario” della Sardegna. Il Decreto, già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale con il numero 153, non solo è vigente, ma ha già fatto scattare la “tramoggia” dei tempi, pronta a polverizzare attese e procedure, in grado di scavalcare, con il pretesto dei “mega-impianti”, tutti i protocolli con l’obiettivo non celato di “massimizzare” il risultato.
Strada spianata
È proprio il contenuto di quel provvedimento, adottato come ennesima forzatura di Stato, a spianare la strada a coloro che hanno scelto di devastare la Sardegna con progetti ciclopici, distese infinite di soffocanti “graticole solari” e altrettanto invasive pale eoliche da piazzare tra crinali e colline, davanti ai monumenti della grande civiltà nuragica. Un atto ostile che non solo si configura come l’ennesimo tentativo di “sponsorizzare” e “favorire” lobby e faccendieri del vento e del sole, ma punta a “mettere” in “saccoccia” un quantitativo di energia capace da solo di soddisfare le pretese dei piani di Draghi e company sull’energia.
Pressing
A spingere l’operazione, a colpi di audizioni "pilotate” dai partiti nelle commissioni di Camera e Senato e con un imponente pressing extraparlamentare, sono proprio i vertici delle lobby, le stesse che ormai da troppo tempo scalpitano davanti alla scorpacciata di incentivi miliardari che li attende. La partita dei signori del vento e del sole si sta giocando su tre versanti: giudiziario, legislativo e l’applicazione delle norme previgenti. Sul versante giudiziario si registrano una miriade di ricorsi delle società energetiche che puntano alla messa in mora del Ministero dell’Ambiente, riuscendoci, accusandolo di ritardi nell’esame dei progetti e dall’altra invocando, attraverso i Tribunali, la condanna del silenzio ministeriale.
Mossa concordata
Si tratta “quasi” di una mossa concordata per sbloccare, sotto minaccia giudiziaria, gran parte dei progetti che dal 2021, dopo il Decreto Draghi, giacciono senza risposta al Dicastero dedicato alla speculazione energetica. L’altro terreno di gioco, invece, è quello legislativo: l’obiettivo sotterraneo di certa politica e delle lobby energetiche più sofisticate è la “deregulation”, ovvero norme fatte male e indefinite, tali da lasciare campo libero al “Decreto Draghi” che ha “inventato” la più acrobatica definizione di «aree idonee»: quelle «non idonee», sono comunque «idonee», seppur con procedure più articolate. Si tratta a tutti gli effetti del più alto esercizio di ambiguità normativa mai messa in campo in uno Stato che si definisce, a volte arbitrariamente, di diritto. In questa direzione ogni legge “regionale”, a partire da quella in discussione in Consiglio regionale, che ricalcherà i “concetti acrobatici del pensiero “draghiano”, lascerà campo aperto alla valanga progettuale che incombe sulla Sardegna.
Colpo finale
A infliggere il colpo finale, infine, ci ha pensato il Decreto Fratin-Meloni appena pubblicato sulla Gazzetta “repubblicana”: l’applicazione di quelle disposizioni non lasciano molti margini. Il cuore del provvedimento del Governo impone una corsia di accelerazione procedurale per tutti i progetti eolici che prevedano una potenza uguale o superiore ai 75 megawatt e 50 per quelli fotovoltaici. Insomma, l’indirizzo è quello di fare in fretta con gli sfregi più imponenti: meno progetti da esaminare, maggiore il risultato in termini di “bugdet” da raggiungere per gli accordi con l’Europa e le lobby concatenate. In base alla nuova norma, come detto già in vigore, sono più di cento i progetti dislocati in Sardegna che superano abbondantemente quelle soglie.
Energia per 10 milioni
Il risultato del primo elenco, che pubblichiamo integralmente nella pagina a sinistra, è semplicemente devastante: la somma di tutti i progetti che avranno una corsia privilegiata e accelerata per l’approvazione raggiunge la cifra di 9.251 megawatt, praticamente l’energia elettrica sufficiente per quasi dieci milioni di abitanti, nonostante il milione e seicentomila sardi. Una cifra esorbitante, anche se si tratta di un elenco “limitato” ai soli progetti che godranno di questa “pista” veloce. Una graduatoria che seguirà l’ordine cronologico di presentazione dei progetti, ma che ovviamente scavalcherà tutti quelli con “taglie” più piccole. Dalla mappa dei “progetti sprint” emergono veri e propri attacchi concentrici a determinate aree dell’Isola a partire dal dato del comune di Sassari, la seconda città sarda.
Black list
Nella “black list” della speculazione “accelerata”, per la capitale del nord dell’Isola, si possono contare progetti per complessivi 2.235 megawatt. Per essere più precisi: 2.157 megawatt da installare solo di fotovoltaico, ovvero 6.471 ettari da occupare con graticole solari, in pratica lo spazio che occuperebbero 9.500 campi di calcio. Sotto attacco ci sono le aree agricole più produttive dell’agro sassarese, a partire dai mille ettari opzionati dal “Partito Comunista cinese” che, nei terreni agricoli della Nurra, ha schierato la sua più importante società energetica per realizzare il più grande impianto fotovoltaico d’Europa.
Sotto attacco
Se Sassari fa la parte del leone, il palmarès del territorio più sotto attacco lo conquista Esterzili, appena 560 abitanti, ma ben 820 megawatt di progetti eolici e idroelettrici, 420 megawatt di pale eoliche e 400 da un impianto di pompaggio e turbinamento proposto dalla società francese Edison già all’attenzione della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’approvazione. Nell’elenco figurano 465 megawatt rispettivamente per Guspini e Uta, già devastata da migliaia di ettari insediati alle pendici del Monte Arcosu. Infine, nella mappa “sprint” c’è il grande sfregio alla reggia nuragica di Barumini. Il progetto Luminu, 17 pale davanti al monumento più imponente della Civiltà Nuragica, “gode” sia della corsia accelerata dell’ultimo Decreto che di quella di Palazzo Chigi. Dopo la black list, mai come oggi, l’Isola dei Nuraghi è sotto attacco.