Le rotoballe sono piantate a terra. Non si muovono nemmeno se le spingi. Pianura vera, quella del Campidano alle porte di Cagliari, un tempo granaio d’Italia. Le spighe qui sono un mare dorato che ondeggia sospinto da una brezza appena sussurrata. L’irruzione non è in punta di piedi. I signori del vento, quelli che fanno soldi a manetta con gli incentivi di Stato, prelevati a piene mani dalle bollette dei cittadini, questa volta puntano dritti alle terre più rigogliose dell’Isola dei Nuraghi.

Filantropi del vento

Le comparsate da “filantropi” del vento e del sole hanno anzitempo ceduto il passo all’assalto vero e proprio ai campi agricoli più produttivi dell’Isola. Con il silenzio e il tempismo dei consueti blitz d’estate, soliti delle multinazionali del vento, senza proferire verbo, hanno materializzato piani e affari da consumare al posto di grano e carciofi. Negli stessi istanti in cui i signori del vento si affidavano a festanti proclami in terra sarda, al Ministero che fu dell’Ambiente, trasformato in quello delle pale eoliche e dei pannelli solari, veniva depositato un vero e proprio piano di invasione del Campidano, il quadrilatero tra Samassi, Serrenti, Furtei e Sanluri. Notizia da nascondere, ovviamente. Tutti all’oscuro.

Clessidra eolica

Per mettere spalle al muro Municipi e non solo. Non è un caso,infatti, che la tempistica delle opposizioni al progetto sia scandita da una clessidra di appena 30 giorni. Il termine ultimo è già fissato: entro il 9 luglio si possono presentare le istanze per contrastare quei grattacieli d’acciaio destinati a violentare per sempre il paesaggio ed aprire un varco ulteriore nella logica degli incentivi in cambio dei terreni agricoli della Sardegna. Ovviamente nessun annuncio pubblico, nessuna comunicazione all’esterno. Il progetto "Parco eolico Samassi-Serrenti" da 66 megawatt, con stazione di trasformazione nel comune di Sanluri, pale e opere accessorie nei comuni di Samassi, Serrenti e Furtei, doveva restare segreto. L’unico avviso pubblico è nascosto, nel vero senso della parola, nel peggior sito di trasparenza amministrativa del Governo Draghi, quello della Transizione Ecologica. Da mesi le proteste sull’accesso negato a quell’archivio di Stato sono un tam tam tale che anche il Ministro in persona si è dovuto giustificare con l’improbabile tesi di un attacco russo al sistema informatico. Aprire il forziere dei dati della valutazione ambientale è come compiere una rapina a Fort Knox. L’allarme “Sardegna” scatta l’otto giugno scorso, a tarda sera.

Vento e aeroporti

Il Ministero di Cingolani carica nel sistema informatico il piano nientemeno che di Sorgenia, la società eolica e solare di Carlo De Benedetti, salvata da un rocambolesco tracollo miliardario ed ora nelle mani del Fondo F2i, lo stesso che ha già messo le mani sugli aeroporti di Alghero e Olbia e ora punta dritto a mettere in “saccoccia” anche quello di Cagliari. Il progetto per invadere il Campidano si consuma tra Milano e Paternò, Sicilia profonda, nella terra di Siracusa. Il committente è una società a responsabilità limitata, con sede nella terra del Duomo: Sorgenia Renewables srl. La firma sul progetto, in nome e per conto della società di progettazione Antex, è di un ingegnere domiciliato proprio a Paternò. Ed è proprio lui a vergare le frasi simbolo di questo piano d’occupazione del Campidano.

Turisti delle pale

Non gli manca il coraggio nel sostenere l’utilità di quei grattacieli d’acciaio conficcati tra rigogliose piantagioni di carciofi e distese di “triticum durum”, quel grano duro capace di fare la differenza nel futuro dell’alimentazione. Non è facile trovare motivazioni a quelle pale da 206 metri d’altezza, con eliche con un diametro di 160 metri, piantate su gigantesche fondazioni di cemento armato al posto dello “spinoso sardo”. Lui, l’ingegnere di Paternò, però, ne sfoggia una da manuale del surreale. Scrive:«La presenza sul territorio di un impianto eolico può essere considerata a tutti gli effetti oggetto di visita ed elemento di istruzione per le scuole, università o anche solo semplici turisti». Ecco, anche solo pensarlo è uno scherzo. Mai nessuno aveva osato mettere nero su bianco il fatto che dei turisti possano venire in Sardegna, a due passi dalla reggia Nuragica di Barumini, per “ammirare” i grattacieli di vento da 68 piani piazzati in mezzo alla più fertile pianura dell’Isola. Il turismo eolico mancava nel novero delle farse affaristiche in nome delle energie rinnovabili in terra di Sardegna.

Birrette e affari

Tra le “imponenti” rendite di questo parco eolico da 66 megawatt, un decimo della centrale di Portovesme, ci sarebbe, secondo il tecnico della contea sicula, anche «un indotto legato all’attività dell’impianto: ristoranti, bar, alberghi, ecc.». Insomma, grazie a quelle pale si consumeranno più aperitivi e lauti pranzi, tutti destinati a “ribaltare” le sorti economiche del territorio. Di certo chi farà i soldi, quelli veri, con molti zeri, saranno i signori di Sorgenia.

I conti in tasca

Ogni megawatt corrisponde mediamente a 140 mila euro all’anno di incentivi. Ogni pala “produrrà” ogni anno la bellezza di 840 mila euro. Loro, dunque, i signori di Sorgenia, si porteranno a casa la bellezza di 9 milioni e 240 mila euro, 25 mila euro al giorno, per almeno 20 anni di “prebende” di Stato. Alla Sardegna, e ai sardi, resteranno quei turisti decantati in prosa economica dall’ingegnere di Paternò, pronti a solcare il Tirreno per “contemplare” le pale eoliche del Campidano e sorseggiare una “birretta” davanti all’incedere lento di quelle ventole sul paesaggio. Per il resto troveranno sempre qualcuno che, in cambio di qualche elemosina, si candiderà ad aprire anche le porte del Campidano ai signori del vento. Alla Sardegna, anche in questo caso, resterà niente. Solo devastazione paesaggistica e campi di grano trasformati in terra d’affari.

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