Assalto eolico, le pale anche davanti a Tharros
Due progetti per 66 “torri” da trecento metri d’altezza che produrrebbero energia per un milione di abitantiPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’accostamento non ha precedenti nella storia dell’assalto eolico all’Isola di Sardegna. Sino ad oggi si è visto di tutto e di più, ma mai una multinazionale, in questo caso spagnola, aveva fatto ricorso alla “gastronomia” per convincere i sardi della “bontà” di quello scempio che vorrebbero piazzare in mezzo al mare, nella costa occidentale dell’Isola, tra Alghero e Tharros, passando per S’Archittu e Bosa.
I "caballeros” di Madrid
I “caballeros” di Madrid, quelli della multinazionale Acciona, partner costosissimo delle bollette di Abbanoa nella gestione dell’acqua sarda, nel presentare il progetto eolico offshore hanno deciso di affiancare al marchio spagnolo nientemeno che quello dell’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, borgo piemontese, nella provincia di Cuneo.
Arte culinaria
Gli esperti dell’arte culinaria, guidati da Carlo Petrini, patron dello slow food, “prestano” il marchio universitario-gastronomico per affiancare Acciona nella scalata al mare sardo, quello occidentale, con tanto di pale da trecento metri d’altezza da conficcare come “pugnali” sul proscenio della costa oristanese, sfregiando per sempre l’orizzonte incantato delle spiagge del Sinis, incrociando lo scenario di Tharros.
Smemorati
Loro, i “caballeros” di Madrid, della storia di questa costa-museo non sanno niente, o peggio, fanno finta di non sapere. Nel progetto eolico offshore, marchiato dall’Università Gastronomica, hanno omesso, senza colpo ferire, anche solo il nome di “Tharros”, come se quel tesoro di storia millenaria non fosse mai esistito. Una sorta di nuova “damnatio memoriae”, come annientare la storia per tentare di depistare l’impatto di quelle gigantesche pale eoliche davanti al Sinis. Aerogeneratori da trecento metri d’altezza che, come è comprensibile a coloro non facilmente circuibili da frottole a buon mercato, saranno visibilissime da ogni angolo di quelle scogliere bianche e spiagge di quarzo puro che frastagliano l’intera costa.
Enclave di storia
L’enclave che racchiude la storia millenaria di un’Isola, dagli insediamenti nuragici all’emporio fenicio, dalla fortezza cartaginese all’urbe romana, passando da capoluogo bizantino a capitale arborense, l’hanno omessa totalmente. A differenza degli americani della JP Morgan, che hanno persino dato il nome di «Nora» allo scempio Usa pianificato nel Golfo degli Angeli, i madrileni si sono limitati ad una riga: l’impianto Mistral «non contrasta» con l’area protetta del Sinis.
Sardi, vietato parlare
Sono loro che decidono se contrasta o meno, perseguendo una strategia progettuale consolidata: nessuno in Sardegna può metter bocca su quello che facciamo oltre le dodici miglia. Per loro l’orizzonte marino non è un bene irripetibile, non è un valore paesaggistico, ed è per questo che le uniche “attenzioni” terrestri le riservano al collegamento tra l’impianto a mare e l’entroterra della Riviera del Corallo, coinvolgendo i territori comunali di Ittiri, Bessude, Putifigari e Alghero. La strategia messa in campo dagli spagnoli, per esempio, ignora ogni emergenza archeologica sulla costa oristanese, eludendo il devastante impatto che avrebbe quell’impianto eolico offshore sulla penisola del Sinis. Insomma, tentano di nascondere progettualmente il danno evidente, con la modesta tattica del far finta di niente.
Titolo di facciata
L’unico flebile cenno al versante oristanese è nel titolo del progetto: «Impianto eolico offshore denominato "Mistral" da realizzarsi nello specchio acqueo del Mar di Sardegna prospiciente alla costa delle province di Sassari e Oristano e delle relative opere». Nelle carte presentate al Ministero, parlano solo i numeri: «progetto "Mistral" costituito da n. 32 aerogeneratori con potenza complessiva di 480 megawatt». Per il resto silenzio assoluto.
Scadenze imminenti
Un progetto, però, sul quale si stanno per accendere i riflettori delle opposizioni pubbliche: il Ministero dell’Ambiente, che non ha in alcun modo fermato le procedure autorizzative, ha fissato, infatti, la scadenza per le osservazioni-opposizioni per il 4 settembre prossimo. Tredici giorni per capire chi si opporrà allo scempio, compresi i comuni costieri che sono stati volutamente esclusi dalla procedura, ma soprattutto la Regione chiamata alla prima prova dei fatti dinanzi ad un progetto che non si ferma. È evidente che il parere contrario costituirebbe un punto fermo anche per tutti gli altri progetti offshore, nonostante l’intesa data ufficialmente due mesi fa dalla Regione sarda al Decreto sulle aree idonee che contemplava maldestramente la costruzione di impianti a mare.
Un milione di abitanti
Al cospetto del Sinis, poi, si dovranno fare i conti anche con i tedeschi di “Regolo Rinnovabili” e le loro 34 pale in mezzo al mare. In tutto, dunque, saranno 66, per quasi mille megawatt, energia sufficiente per quasi un milione di utenti. Anche per loro, Tharros, il Sinis, la storia e il paesaggio di quella costa non esistono. Affari, gastronomia e incentivi miliardari vengono prima di tutto.