Con 32 voti a favore, uno contrario (Alessandro Sorgia della Lega) e 21 di astensione (dell'opposizione), il Consiglio regionale ha approvato la moratoria della Giunta che vieta la realizzazione di nuovi impianti da rinnovabili per i prossimi diciotto mesi. Il testo è passato con pochissime modifiche. Tra le altre, una proposta da Fratelli d’Italia per consentire l’operatività, in deroga alla moratoria, di impianti agrivoltaici di dimensioni non superiori a 10 megawatt. Bocciati, invece, gli emendamenti sull’idrogeno verde e sul repowering.

Nella legge sono individuati tutti gli ambiti territoriali da sottoporre a misure di salvaguardia. Tra gli altri, le aree naturali protette, le zone umide di importanza internazionale e quelle che ricadono nei siti di interesse comunitario, le aree agricole e quelle a rischio idrogeologico, quello a meno di sette chilometri da beni culturali (1500 metri nelle Isole minori), la fascia dei 300 metri dalla battigia, zone gravate da usi civici e di interesse archeologico. Esclusi dall’applicazione delle clausole di salvaguardia, oltre gli impianti agrivoltaici sotto i 10 megawatt, quelli per l’autoconsumo, e gli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria o di revamping di impianti di produzione e di accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili.

Secondo l’assessore all’Urbanistica Francesco Spanedda, «questo ddl ha la funzione di lasciare lo spazio per lavorare in una prospettiva di lungo periodo che comprende la legge sulle aree idonee e il nuovo piano energetico regionale». In fase di dichiarazioni di voto, Stefano Tunis ha chiarito che «il provvedimento non eviterà tetti speculativi. Resta solo il proposito». «Ci aspettavamo qualcosa di più», ha detto Angelo Cocciu (Forza Italia). Per Fausto Piga (FdI) «la norma è debole, ad alto rischio impugnazione. Non sono stati ascoltati i comitati. Oggi, proprio voi che siete contro l’autonomia differenziata, non state rispettando l’autonomia della Sardegna». Alberto Urpi ha ricordato che «ben prima delle elezioni regionali, gli amministratori locali avevano spinto per la moratoria». Per Alessandro Sorgia (Lega), «è una moratoria debole che ci porterà a innumerevoli ricorsi, sarà impugnata, e che rappresenta uno schiaffo al nostro Statuto». Secondo Gigi Rubiu (FdI), «questa non è la salva Sardegna ma la legge del rinvio del problema». Umberto Ticca (Riformatori) ha sottolineato che il votò sarà di astensione per l’inefficacia della norma. Per Luca Pizzuto (Sinistra futura) «la transizione ecologica deve essere un nostro obiettivo, ma la ricchezza prodotta dai 6.2 gigawatt deve rimanere alla gente di Sardegna». Antonello Peru (Sardegna al centro 20Venti) sostiene che «abbiamo perso un’occasione, il provvedimento è sterile e poco efficace». Secondo Paolo Truzzu, «la maggioranza si è chiusa in un recinto, abbiamo cercato di darvi una mano ma è scaturita una legge timida che non coglie nemmeno il problema del ritorno delle risorse per le comunità». Roberto Li Gioi (M5S) ha ricordato che la precedente Giunta «ha portato l’Isola a un passo dal baratro, e noi siamo partiti da lì». Antonio Solinas (Pd) non nasconde che avrebbe preferito il voto unanime: «L’appuntamento è tra qualche mese quando decidere dove installare gli impianti». 

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