L’androne della Capitaneria di Porto di Cagliari ha già indossato la modalità pomeridiana quando il comandante in persona firma il primo “dietrofront” militare sulle coste della Sardegna. Sono le 14 e 4 minuti del primo lunedì dopo l’invasione cagliaritana delle navi da guerra. Non lo diranno mai, figuriamoci ammetterlo. In realtà, però, la disposizione che parte dai vertici della Difesa è il primo segno di cedimento in un’operazione senza precedenti, per invadenza e tempistiche. L’indietro tutta sbarca nel protocollo della Capitaneria di Cagliari quando la sera sta già traguardando la notte. Gli uffici di Piazza Deffenu, infatti, nemmeno la vedono. Se ne accorgono il giorno dopo. È da quel momento che scatta la manovra per revocare i divieti in un imponente tratto di costa vietato sin dai giorni prima dell’ordinanza dello “scacco matto” alla Sardegna.

Messaggio Antimine

Il messaggio arriva direttamente dal “Comando delle Forze di Contromisure Mine”, il “Maricodrag”. La richiesta è esplicita: abrogazione dei divieti nelle aree identificate come Alfa e Bravo. Le stesse che nemmeno sette giorni fa erano state interdette alla pesca, alla balneazione, alla navigazione e all’ormeggio con tanto di “decorrenza immediata” sino al 27 maggio prossimo. Con lo stesso inesistente preavviso dell’imposizione dei limiti la Capitaneria dispone, con effetto immediato, la revoca di quelle disposizioni nel fronte occidentale della costa dell’Isola. Il dispaccio di Stato libera tutti i tratti di costa davanti a Sant’Antioco e Porto Pino, con quelle spiagge incantate già attrezzate di ombrelloni e sdraio.

Revoca secretata

La motivazione della revoca di quel divieto davanti alla spiaggia di Coaquaddus, Maladroxia e di Porto Pineddu, è lapidaria: «interdizioni annullate per cessata esigenza». Come dire, non chiedeteci altro. Quali siano le esigenze è segreto di Stato. Di certo questa ennesima ordinanza conferma che la programmazione militare viaggia alla giornata visto che nelle stesse zone Alfa e Bravo, in base all’ordinanza precedente del 5 maggio scorso, erano previste esercitazioni sino al 27 maggio. Un “arretramento”, si potrebbe dire nel gergo militare, visto che la pressione dei divieti su quel tratto di mare era contrastato sia per l’attività di pesca, comprese le marinerie siciliane, da qualche giorno di stanza nel Porto di Sant’Antioco, sia per quel carico turistico verso le straordinarie dune di Porto Pino, meta assoluta anche fuori stagione.

Post “Normandia”

Una scelta di allentare le zone vietate, confermandone 15, ma revocandone 2, quelle direttamente prospicienti al fronte opposto alla “Penisola interdetta”, quella destinataria, nelle ultime ore, dell’assalto “stile Normandia”, con tanto di attacco preventivo a colpi di mortaio e cannoneggiamento da mare. Liberato il fronte di Sant’Anna Arresi e Sant’Antioco l’ordinanza conferma, però, tutto il resto. E, infatti, l’assedio da Teulada sino al Golfo degli Angeli non solo non si è attenuato, ma è diventato sempre più invasivo. E nelle spiagge, quelle costeggiate da navi in assetto da guerra, sale una vera e propria rivolta dei turisti, quelli che hanno scelto di iniziare anzitempo la stagione, sospinti da “Hannibal”, il ciclone che ha fatto balzare di colpo le temperature oltre i 35 gradi.

Dalla “Madunina” a Tuerredda

Il volto del turista nel lembo dorato tra Teulada e Domus de Maria, nella spiaggia incantata di Tuerredda, ad un tiro di cannone dalla guerra in terra sarda, è quello del milanese che ama la Sardegna fuori stagione. La telecamera che lo inquadra dritto in faccia immortala la rabbia che sovrasta la flemma della “Bela Madunina”. Lo slang è quello del Duomo, l’efficacia è quella di un proiettile: «Arriviamo qui in Sardegna ogni anno in questo periodo per goderci questo paradiso. E di punto in bianco ti vedi un cacciatorpediniere fuori in mare a neanche 500 metri dalla riva». Il tam tam corre: «Eravamo in spiaggia – racconta una signora di mezza età, sempre d’oltre Tirreno. A un certo punto abbiamo sentito dei botti paurosi. Veniamo qui da tanti anni in questo periodo ma non ci era mai capitato». Dal confine con Teulada alla spiaggia più “in” di Domus de Maria, Su Giudeu. Lo scenario è mozzafiato. Spiaggia sublime, distesa bianca, acque turchesi.

Ombrelloni e cacciatorpediniere

A due passi dall’orizzonte, cacciatorpedinieri, navi militari d’assalto e portaerei. Le parole sono un manifesto di difesa della Sardegna: «Arriviamo da Milano. Vedere questa situazione bellica non è una bella cosa. La Sardegna è per antonomasia un’Isola turistica favolosa. Queste immagini, però, la sfregiano». Il fiume è in piena: il microfono della rete nazionale che imperversa nelle spiagge è un invito a nozze. Da Lodi, periferia di Milano, a Cala Cipolla è un’ora di volo e un’ora di curve in una costa mozzafiato: «Non è che abbiamo sentito delle esercitazioni, le abbiamo proprio viste. Ieri quattro, cinque navi da guerra tutte in fila, a due passi dalla costa. Siamo appena arrivati per un tour e mi vedo tutte queste navi. Io amo la Sardegna. Sono dispiaciuto, uno arriva qua, in paradiso, e si vede un cacciatorpediniere lì fuori. Spero sinceramente che qualcuno li mandi via. Questo non è il posto per far sta cosa».

Turismo e divieti

L’attacco si fa frontale. Camicia bianco candido e fresco lino. Il volto è del vacanziere seccato: «Qui arrivano i turisti da Pasqua e si ritrovano divieti e restrizioni di ogni genere. Con un cacciatorpediniere piazzato qui di fronte. Creano paura e noi abbiamo avuto paura. Credo abbiano abusato del loro potere». Lo sguardo è perso in quell’orizzonte di guerra in terra sarda. Lo scenario lungocosta è agghiacciante. Non è il mar Nero. È il paradiso turchese dell’Isola di Sardegna. Un mare occupato dai giochi di guerra.

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