Il faro sul Molo Sabaudo è in controluce quando all’orizzonte si staglia il cannone super rapido di prora del “Meteoro”, il primo pattugliatore dell’Armada Española a varcare il Porto vecchio di Cagliari. Non c’è brezza nelle acque piatte davanti a via Roma. L’orizzonte è di “guerra”, ovunque lo traguardi. Dal molo di Levante a quello di Ponente il proscenio non lascia vie di mezzo. Cagliari, la capitale dell’Isola, è sotto assedio, nel vero senso della parola. Inutile contare le navi da guerra dispiegate in doppia fila, dal molo Ichnusa a quello di Rinascita.

Senza preavviso

L’imponenza militare irrompe senza preavviso. Alla pari di quell’ordinanza che proprio il Palazzo del mare di Piazza Deffenu, sede della Capitaneria di Porto di Cagliari, ha emanato per ordinare, «con decorrenza immediata» il divieto di “respirare” nelle 17 aree indicate come fossero recintate con filo spinato in mezzo al mare sardo. Quelle coordinate satellitari sono molto di più di un invito a stare alla larga. In realtà, però, nella mappa dell’occupazione militare di cui abbiamo riferito ieri, non c’era il Porto di Cagliari. L’esibizione di forza, però, non poteva esimersi dallo “show guerrafondaio” nel cuore della città. Un messaggio di allerta che mal si concilia con il buon senso e con il senso di responsabilità. A più di un osservatore è apparso più che discutibile il risultato di far diventare un’intera Isola, la Sardegna, baricentro internazionale di un’esercitazione tanto imponente quanto pericolosa. È indubbio, infatti, che aver concentrato le attenzioni internazionali sulla terra più depredata e violentata dalle servitù militari, con ben 35 mila ettari di territori occupati e recintati per perenni giochi di guerra, sia già di per sé un vero e proprio pericolo. Non è solo l’annuncio di un potenziale bersaglio, ma offre una lettura ancora più inquietante di quella «decorrenza immediata» con la quale è stata decisa l’occupazione militare della Sardegna, comprese quelle aree esterne ai tradizionali poligoni. Immaginare che prosceni come il Poetto, Nora e Cala Pira, Porto Pino sino a Muravera possano essere oggetto di un’esercitazione militare lascia comprendere la considerazione dell’Isola negli alti vertici. Le navi tedesche, spagnole, italiane, della Nato e persino degli Stati Uniti presidiano non solo il Porto di Cagliari ma, da ieri, stanno predisponendo persino il “minamento simulato” a mare della rada davanti alla Penisola Delta di Capo Teulada. Le fonti interne raccontano di un’operazione che dovrebbe già da oggi prendere di “mira” la zona Charlie, Zafferano e Scudo, nella punta estrema della Sardegna. L’obiettivo è lo “sminamento” predisposto dalla Marina italiana e nel contempo prendere di mira la penisola interdetta, la stessa che ha portato sul banco degli imputati Generali e Capi di Stato Maggiore dell’Esercito e della Difesa con l’accusa di disastro ambientale. E non sarà certo un caso questa esibizione militare in grande stile, certamente pianificata, ma non con questo schieramento di forze e soprattutto con questa “invadenza” senza precedenti in terra sarda. Allo scenario a mare, però, si affianca anche quello in cielo, non meno invasivo e se vogliamo ancor più allarmante. Secondo informazioni riservate che arrivano direttamente dai radar militari dislocati in Sardegna per tutta la giornata di ieri l’Isola è stata oggetto di un vero e proprio assedio aereo su ogni fronte, con l’utilizzo di caccia, dagli Eurofighter Typhoons agli F 35, quelli di ultima generazione. Dai tracciati radar, che pubblichiamo, emerge, però, un ulteriore elemento.

Dalla Grecia a Nuoro

Per tutta la giornata di ieri la Sardegna centrale, quella con al centro Nuoro, perimetrata da Ozieri, Siniscola, Tortolì e Ottana è stata oggetto di un ripetuto volo ellittico di un Boeing E-3A Airborne Warning & Control System, uno degli aerei in capo alla Nato, quelli dedicati al controllo aereo nel confine tra l’Ucraina e l’Occidente. E non è un caso che quel volo sia partito la mattina di ieri da un lato estremo del fronte est, per l’esattezza dall’anonimo aeroporto greco di Preveza, modesta cittadina dell'Epiro, nel nord-ovest della Grecia.

Il disco volante

I satelliti segnalano 20 giri esatti sul circuito sardo-centrale per almeno sei ore di sorvolo con quel radar a forma di “disco volante” sulla parte superiore dell’aereo proteso a monitorare i cieli dell’Isola. Ed è strano che sia stata proprio la NATO a schierare in Sardegna uno dei suoi Boeing dotati di radar a lungo raggio e sensori passivi in grado di rilevare i contatti aerei e di superficie su grandi distanze. In circostanze normali, l'aereo opera per circa otto ore e mezza, a 30.000 piedi (9.150 metri) e copre un'area di sorveglianza di oltre 120.000 miglia quadrate (310.798 chilometri quadrati). C’è da domandarsi il motivo per il quale è stato deciso di dispiegare un aereo di tale portata sui cieli della Sardegna proprio quando la stessa Nato aveva disposto l’utilizzo dell’intera flotta a presidio dello spazio aereo sul fronte di guerra per assicurare e proteggere gli alleati.

Arrivano le portaerei 

Che le operazioni in mare, terra e aria siano sempre più ad alta intensità lo si evince dal Notam, il Notice to Air Missions, un vero e proprio allarme per i cieli sardi in cui le autorità aeronautiche mettono in allerta tutti i piloti di aeromobili di potenziali pericoli lungo una rotta di volo o in un luogo che potrebbe influenzare il volo stesso. Un pericolo aeronautico segnalato da una cartina di dettaglio che riproduciamo da cui si rileva uno spazio aereo con pochissimi margini di manovra. Sul fronte occidentale e soprattutto orientale della Sardegna, verso il Tirreno, non esiste uno spazio aereo non interdetto. Solo pochissimi corridoi di volo, sempre circoscritti in aree interdette. Sul teatro di “guerra” oggi entreranno in azione anche le portaerei italiane, la Cavour e la Garibaldi. Quest’ultima potrebbe persino entrare nel porto di Cagliari nel primo pomeriggio insieme alla San Giorgio, nave anfibia e all’Alpino, nave antisommergibili. Alla “guerra” in terra, mare e cielo di Sardegna non mancherà niente.

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