Una grande mobilitazione dei lavoratori e delle loro famiglie, con le organizzazioni sindacali, i sindaci e i Consigli comunali dei 23 centri del Sulcis. La battaglia per impedire la fermata dell'Alcoa farà tappa di nuovo a Roma, il prossimo 26 novembre, giovedì.

L'ASSEMBLEA È quanto scaturito dall'assemblea di ieri mattina, a cui hanno partecipato sindaci e politici del territorio. Con un imperativo: la mobilitazione deve essere unitaria, priva di colore politico e con l'obiettivo di salvare Alcoa e tutta la filiera dell'alluminio, che comprende anche la Ila, ferma da più di un anno, e l'Eurallumina, chiusa da marzo.

LA SPERANZA Per quel giorno, al ministero dello Sviluppo Economico, è in programma un vertice che potrebbe essere decisivo per il futuro della fabbrica di alluminio: siederanno allo stesso tavolo il Governo, l'Alcoa e i sindacati. E a quel punto mancherà davvero pochissimo alla scadenza delle due settimane di tempo concesse da Alcoa prima della fermata dello stabilimento. In fabbrica, dopo la giornata campale di venerdì con l'occupazione e le voci poi smentite di sequestro dei dirigenti, la situazione è più distesa ma continua lo stato di agitazione e, soprattutto, dai cancelli non può uscire neanche un lingotto di alluminio.

«SCENDETE GIÙ» Da ieri, i due operai che vivevano da venti giorni asserragliati sulla torre d'acciaio a 60 metri d'altezza hanno interrotto la protesta. L'assemblea è stata momentaneamente sospesa e tutti i partecipanti si sono recati sotto il deposito per chiedere con forza ai due lavoratori di scendere. «Siamo stremati e abbiamo deciso di scendere per capire cosa sta accadendo», hanno detto: «Ma se non arriveranno notizie positive, siamo pronti a risalire».

I SINDACI Ieri, nella sala-assemblea di Portovesme sono accorsi i sindaci del Sulcis. «Chiediamo ad Alcoa di dimenticare il profitto almeno per un attimo», ha detto Adriano Puddu, sindaco di Portoscuso: «La società ha fatto profitti in abbondanza in questo stabilimento: non si può sempre stare al sole, qualche volta bisogna mettere in conto la pioggia, senza per questo chiudere la fabbrica. Noi sindaci siamo al fianco di tutte le vostre battaglie», ha detto Puddu ai lavoratori: «La mobilitazione deve restare alta». Anche il sindaco di Domusnovas, Angelo Deidda, chiama a raccolta tutto il territorio per una grande manifestazione unitaria: «Dobbiamo andarci tutti a Roma», dice Deidda: «I lavoratori non devono essere lasciati soli. Ci saremo noi sindaci, ma dovranno essere presenti anche i parlamentari, i consiglieri regionali, senza distinzioni di bandiere. E l'obiettivo deve essere quello di aprire un tavolo per il rilancio di tutto il territorio». Tore Cherchi, primo cittadino di Carbonia e presidente regionale dell'Anci, ha un pensiero per i due lavoratori appena scesi dalla torre d'acciaio. «Si sono sacrificati per quella che è la battaglia di tutti», ha detto Cherchi, «ma per proseguire la mobilitazione serve un movimento di gente in carne ed ossa per ottenere quello che è mancato finora, cioè gli atti concreti al di là dei comunicati autocelebrativi».

I SINDACATI Dunque tutti a Roma, per dare più forza a quello che già i lavoratori hanno urlato in questi giorni con rabbia e disperazione: l'Alcoa non deve chiudere. «Questa fabbrica non può essere fermata temporaneamente», dice Franco Bardi, segretario della Fiom, a nome di tutte le organizzazioni sindacali: «Chiunque abbia esperienza di questi impianti sa che fermarli significa dichiarare la fine dello stabilimento. Per questo chi ha intenzione di fermare lo stabilimento, deve fare i conti con noi: la fabbrica è nostra, del territorio». Sindaci, lavoratori ed organizzazioni sindacali vanno a Roma e pensano in grande. «Portiamo le famiglie, la gente del Sulcis, riempiamo una nave», ha detto Massimo Cara, delegato Cisl della Rsu di fabbrica, «perché non possiamo permetterci la chiusura di queste fabbriche».

ANTONELLA PANI
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