Al Businco chiudono le sale operatorie, l'appello: "Intervenga la Todde, l'unica che può bloccare i lavori"
Un sit-in di dolore e di rabbia, una protesta viscerale contro la chiusura delle sale operatorie dell’ospedale “Businco” di Cagliari, specializzato in oncologia. Le associazioni Socialismo Diritti Riforme, Lilt Salute Donna e altre si sono ritrovate davanti alla struttura per lanciare un appello alla Presidente della Regione Alessandra Todde, affinché fermi il progetto di Arnas Brotzu. “Non si può sacrificare un centro di eccellenza per scopi incomprensibili”, dichiarano i portavoce, che temono una dismissione mascherata da ristrutturazione.
Il Businco è una pietra angolare della sanità sarda, insostituibile per migliaia di pazienti oncologici che, tra tumori al seno, ginecologici e dolore cronico, non possono permettersi di attendere. La proposta di trasferire reparti come la chirurgia toracica e ginecologica e di chiudere le sale per la terapia del dolore rischia di lasciare le pazienti nell’incertezza e aumentare drasticamente i tempi d’attesa. “Non possiamo accettare di essere trattati come pacchi postali”, protestano, temendo una “emigrazione sanitaria” per chi è costretto a cercare cure altrove.
E così pazienti e associazioni chiedono un congelamento immediato del piano e un tavolo di confronto per salvaguardare il Businco, che rischia di perdere specialisti e di precipitare nel degrado. “La nostra battaglia andrà avanti fino a quando non avremo certezze. Il Businco non può essere sacrificato”.
Francesca Melis