Addirittura un annuncio pubblicato su Facebook ieri per oggi: un ristorante di Porto San Paolo cerca cameriere/a urgente a Ferragosto. Ancora: a San Teodoro un hotel ha necessità di un lavapiatti e di un commis di cucina. Un ristorante di Cagliari ha bisogno di un aiuto cuoco. Una struttura di Terralba cerca un addetto alla pulizia delle camere. Un resort in Gallura chiama receptionist per il centro benessere, massaggiatrice, aiuto barman.

Con l’acqua alla gola

Tutte richieste last minute: le imprese del turismo sono (sempre) a caccia di migliaia di figure professionali per il turismo, stagionali da assumere al volo, purtroppo senza possibilità di selezione, e quando si trovano persone disponibili a entrare in servizio subito è già un miracolo, dato che le caselle vuote da riempire – in questa estate che sta facendo grandi numeri e potrebbe andare avanti altri tre mesi – sono moltissime.

Spiega Fausto Mura, responsabile di Federalberghi Sud Sardegna, che «la situazione è difficilissima in tutta Italia e in mezza Europa, in alcune regioni, come ad esempio il Trentino Alto Adige, le strutture ricettive stanno lavorando con il 40% di dipendenti in meno, da noi si registra un deficit del 15% circa, quindi, su 47.500 occupati diretti del settore alberghiero nell’Isola, mancano all’appello 5.000 persone. Non ci sono chef, secondi cuochi, camerieri, receptionist, e diverse altre figure. Significa che le aziende sono costrette a tagliare servizi».

Ad esempio, un albergo dovrà tenere aperto il ristorante soltanto a pranzo o a cena, oppure dar da mangiare esclusivamente a chi pernotta e non agli esterni. Una struttura che ha un bar interno e uno sulla spiaggia, riuscirà a renderne operativo soltanto uno dei due . La piscina di un villaggio dovrà ridurre gli orari di fruizione.

Perdite e immagine

Aggiunge Mura: «Perché manca personale? Io credo che il reddito di cittadinanza sia “responsabile” in minima parte. È stato il lockdown a creare questo deficit, per due anni le imprese turistiche sono rimaste chiuse e la gente è andata a lavorare in altri comparti. Il problema sta nello scarso volume di professionisti che la formazione isolana immette sul mercato del lavoro ogni anno. Se non troviamo soluzioni, ogni stagione andrà peggio».

Il sindacato

Certo, c’è anche la questione delle paghe troppo basse, degli orari impossibili, degli alloggi fatiscenti, di un trattamento meno che umano, delle chiamate in “nero”, che spingono giustamente i ragazzi a rifiutare – e su questo vigila anche il sindacato, con Nella Milazzo, segretaria Filcams Cgil.

(Unioneonline)

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